Tuttavia sono qui, tuttavia prenderò le misure e lascerò anche qui la mia orma. Gli altri, i contatti, i lettori o il sale che fa di un blog qualcosa di vivo o una crisalide mummificata, li lascio al destino e all’evoluzione fisiologica dei miei e dei vostri istinti. Qui io NON DEVO nè piacere nè dispiacere, qui ci sono soltanto io, Enzo. E testimonio me stesso nella consuetudine mediocre e brutale dei miei giorni, uno dopo l’altro.
lunedì, marzo 31, 2025
domenica, marzo 30, 2025
Ciao diario
Ciao diario virtuale, da qualche giorno ho pubblicato i miei pensieri in altro modo: con l’intenzione, il desiderio ma senza segni scritti. Le strade sono tante, troppe, la pietanza giusta non si trova, che poi non c’è, non c’è mai, esiste solo la fame e tu diario lo sai.
sabato, marzo 29, 2025
La stanza segreta è qui e adesso, è una storia iniziata molto tempo fa. E’ l’attimo in cui arrivi a quella comprensione che ti sfugge da sempre. E’ un legame profondo, irrinunciabile, uno scrivere e pensare da lontano con una vicinanza intellettuale rara. La stanza è un simulacro dell’illusione di poter condividere ma è anche la definitiva sconfitta di un sogno leggero e invidiabile. Accese il computer e guardò lo schermo luminescente per un attimo lunghissimo. Scrivere, provare a scuotere la patina di sottile e persistente condiscendenza all'impossibilità di comunicare al mondo che nonostante tutto egli esisteva.
Nell’abisso che si è aperto davanti ai miei occhi bisogna avere il coraggio di guardare. E’ rotolato tutto lì e si sta riciclando nel segno di uno sguardo segreto che prima o poi ci verrà regalato una tantum: faremo finta di non riconoscerlo, è necessario per continuare a vivere, per raccontare e raccontarci le medesime vecchie e dolcissime storie davanti al mare e alla terra …saremo sotto lo stesso cielo in attesa di segni nuovi e nuovi ricordi.
Il marasma grezzo e spinoso di questi anni negati alla verità e dedicato invece alle bugie fanta commerciali di spread, ideologie, insulti e strategie mondiali, crollerà su se stesso. Si rivelerà per ciò che veramente è: una fantastica e ridicola presa in giro.
È difficile per me spiegare a parole la sensazione che mi accompagna da tantissimi anni, è vero soffro di solitudine ma è altrettanto vero che fin dall’adolescenza c’è una parte della mia vita che io non posso che viver da solo. Intellettualmente nella sfera di certe emozioni e di certe riflessioni IO SONO SEMPRE STATO SOLO, ogni volta che ho tentato di uscire dal guscio mi sono sentito a disagio come se fossi forzato in una veste che non mi apparteneva.Di notte anche i miei pensieri mi sembrano più grandi Si allargano spudoratamente oltre il confine delle mia immaginazione Non tengono conto delle mie ragioni dei miei dubbi Capire sembra più facile di notte scriverne più fluido, l’inganno della falsa comprensione più vicino. Di notte sono il pioniere di un nuovo viaggio là dove mi hai lasciato in balia di un sogno incompiuto.
Occidentale. Stanco di scrivere al vento e di far finta di condividere. Ucciso dalla inutilità di aver studiato e letto per decenni, di aver confrontato fonti diverse. Di aver amato il silenzio dopo la chiusura di un libro.
Occidentale del Sud, più vicino alla Grecia che a Berlino conosciute bene entrambi. Da Lampedusa ho lasciato sul confine del mare una lunghissima carezza, l’ultima che mi ricordi di me e di te amore mio. Stanco e guardo a oriente dove sorge ogni giorno la speranza. Occidentale.
Non ci sono tante chances per l’amore, una o due e poi stop, poi solo i ricordi su una pagina, un post sugli amori perduti che vagano là in alto come personaggi in cerca di autore e non ne avrebbero bisogno. Qua in basso restano solo le conseguenze della perdita: un vuoto secco di anima, un disperato tentativo di far finta di niente. E le mani vuote senza più magia in attesa che venga il tempo giusto per poterne parlare in modo appropriato perchè l’amore alla fine è un patrimonio stupendo che resta come resti tu. Bellissimo e innamoratissimo un attimo prima del crollo di un’epoca, ma se giri la moviola al contrario e spacchi un fusibile diventa tutto un lunghissimo rallenty e lì dentro le donne sono di uno splendore assoluto e tu perfetto con loro in quel trailer.
Ciao domenica, perchè ti nascondi sempre dietro il sabato? Quando la finirai di prendermi in giro? Ci penso a volte che è tutto inutile e lo faccio ugualmente. Ci credo, sono talmente stupido da crederci nonostante tutto, così m’imbarco in questo rimasuglio di settimana, lo infarcisco di molte cose, una meglio dell’altra, sono appeso ad una musica che ho ascoltato da qualche parte. Dove non so, ma suona eh, suona in modo meraviglioso, diventa il mio pifferaio magico. Dovrei scrivere un post enorme altrimenti dove la metto la mia vita? Ho capito, ho capito, lascio un po’ di cose in giro, rimasugli di me, frammenti che spiegano e poi ti lasciano a mezzo, non dovrebbe essere così ma così è. Non sono più da nessuna parte; questa domenica che domani mi lascerà innamorato deluso si ripresenterà prima o poi.
– Non mi dai un bacio?
– Ti amo
– Io no
– Non importa, non importa mai. Accidenti, perchè non importa mai?
– Mi hai. Mi hai avuta. Non mi avrai mai più. Nessuno mi avrà mai più
– E’ la cosa più bella che tu mi abbia mai detto
– Scrivila allora.
SCRITTA!
Scrivo per avere la sensazione d’esser vivo, faccio così da quando ero un ragazzino: scrivo per chiarirmi le idee…e amare di più. Ci sono due cose che mi aprono la mente, una penna e il mare, la prima è nella mia mano adesso, l’altro credo di averlo ficcato da sempre nella parte più profonda di me.
Per molti di voi sembra una cosa senza senso: molti blog, gli stessi testi solo organizzati in modo diverso. C’è una gran parte di ragione. Però tutto questo non vi crea alcun fastidio e il vero problema, in qualsiasi modo io abbia organizzato la mia scrittura, è ben altro. Attiene ormai da molto tempo alla mia fine sostanziale come blogger, alla mia palese incapacità di relazionarmi con questo esterno virtuale e alle conseguenze prevedibili di tale difetto. All’inizio leggevo circa una trentina di blog ogni giorno e ne commentavo almeno una ventina anche se non vi era nulla da commentare! Avevo intuito che l’unico modo per esserci ed essere letto qui è visitare in modo visibile e tracciabile gli altri blog: non ci sono alternative alla lettura dei vostri post con commento a seguire. Il “like” è soltanto un succedaneo di poco conto. Commentare è indispensabile, presenziare una conditio sine qua non, se non ci riesci il tuo spazio torna ad essere un diario privato segreto non dissimile da quelli cartacei di vetusta memoria. Compreso questo assioma di fondo cercare blog degni di spingermi ad un commento meno formale diventò il mio impegno primario: in quest’ottica fino a tre anni fa ho girato il web in lungo e in largo , attirato come sempre dalle diversità culturali e concettuali rispetto alle mie. Ovviamente le diversità non sono quasi mai “facili”, “discorsive” o interlocutorie sic et simpliciter. Io nella mia ricerca ho trovato un certo numero di spazi interessanti e stimolanti e un numero enorme di altri assolutamente inguardabili e, si badi bene, al di là della correttezza sintattica e della bellezza letteraria dei testi. Molti blog possiedono insito questa specie di cancro, alcuni insospettabili e la malattia viene fuori appena nel contatto comunicativo ti discosti dal trend dei commenti già presenti e dall’ideologia concettuale di base presente in essi. E’ stato così che per indole mia ho iniziato ad interrogarmi pubblicamente sulla sostanza comunicativa reale dei blog e su quella specie di galateo virtuale che li domina. Tali riflessioni sono risultate assolutamente indigeste alla maggior parte di voi: in alcuni casi sono state il motivo di querelle pesanti, inutili e distruttive per il sottoscritto. Alcuni di voi me lo hanno detto senza giri di parole: basta non ti sopportiamo più! Peccato per i testi di lamenti e autocommiserazione sul mondo dei blog… ti avrei letto con più piacere! Sei insopportabile e ripetitivo… etc etc.
Il contatto con il mondo spirituale e intellettuale di ognuno di voi non può essere gestito allo stesso modo per tutti. Ci sono blog nei quali il testo è in sè concluso, non ha senso aggiungere nulla. In questo caso che si fa? Si scrive ho letto? Mi piace? Non mi piace( non è previsto)? Si ripete con altre parole il concetto già espresso dall’autore? Con le poesie ad esempio è difficile aggiungere e commentare qualcosa che abbia senso, La poesia è già una metafisica superiore, si assorbe e basta; non siamo qui a fare saggistica o analisi delle parole e dei testi , non siamo al Liceo e nemmeno professori di lettere. Se lo siamo dobbiamo tenerlo da parte perchè un blogger è altra cosa. Un blogger scrive, legge la realtà sua propria e la propone fuori, se una lirica è bella a mio parere l’unica cosa che si può fare e cercarne altre e ringraziare semplicemente l’autore. Ho incontrato inaspettatamente in rete un buon numero di poeti e poetesse di spessore: quasi tutti soli, isolati e senza lettori, con una pletora in coda di “bello, bellissima, meravigliosa, brava, unica….”. Praticamente mai un commento che entrasse dentro la sostanza e l’armonia dei versi in questione. Sui blog gli argomenti di tipo esistenziale “degenerano” perchè hanno la peculiarità di essere privati, intimi, strettamente personali; su di essi il commento può al massimo definirsi in un – l’ho vissuto anch’io- perchè discuterne in termini di confronto con la propria diversa esperienza ha secondo me un senso relativo. Esiste anche il rischio di diventare invasivi, duri, supponenti e da un testo pulito possono nascere commenti sporchi. Gli argomenti di tipo sociale, politico e storico sono nei blog materiale esplosivo! Esattamente come lo sono i medesimi sugli altri media. Leggi entri e commenti SOLO se la tua opinione è in linea con quella dell’autore e degli altri commentatori. Altrimenti crei solo le premesse per farti mandare più o meno elegantemente a quel paese. Un vero peccato perchè è proprio in questi campi che la comunicazione del web tra i blogger potrebbe dare frutti notevoli, diversi dalle manfrine prevedibili e scontate dei canali ufficiali. Qualunque sia l’argomento trattato nei testi il sistema più semplice, quello più produttivo e comodo nei blog è usare il commento in modo incolore, indolore, simpatico e gioviale: ciò trasforma i colloqui ( con o senza moderazione) in vere e proprie Chat. Salotti più o meno zuccherosi pieni di trilli, ammiccamenti, stimoli che vanno in direzioni anche molte diverse dall’argomento proposto, seduzioni velate. E’ comprensibile che in tale contesto un blog diventi un oggetto diverso da un diario spirituale personale.
I commenti sono la vita e la morte di quello che scrivo, la mia liberazione filtrata dal mio sacrificio di dovermi confrontare con sintassi e storie diversissime da me. Non sono elegante e disponibile, spesso me lo impongo perchè sento che la luce che ho intravisto nei miei sogni ad occhi aperti vi comprende tutti; donne, uomini, omosessuali,poeti e puttane, letterati per finta e artisti universali caduti per caso su queste pagine ma sta diventando sempre più difficile tutto: i commenti e le teorie interpretative da cui scaturiscono sono sempre più spesso “fantasiose”. Le relazioni virtuali che nascono dalle cose che scrivo arrivano a distanze stellari dalle loro premesse! O sono false quest’ultime o c’è qualcosa di intimamente errato nelle loro dinamiche. Noi come generazione di blogger siamo al novanta per cento dei cafoni virtuali senza speranza e senza cultura, Dirlo, riconoscerlo e darsi da fare per imparare qualcosa è il primo indispensabile passo. Propormi, provare a discutere al di fuori degli schemi usuali e soprattutto fuori dai circoli chiusi che ogni blog rappresenta, è stato letale. Non avevo mai avuto tanti fastidi nei rapporti umani come quelli trovati qui; una serie di campi minati e di sciocchezze spacciate per capolavori e stili educativi da imitare. Un gran numero di anomale relazioni erotico sentimentali vissute in maniera esclusiva e ossessiva nell'ottica di una completa mancanza di libertà in senso lato. La cosiddetta "relazione virtuale" aliena da qualsiasi contatto organico vero è diventata un'arma terribile, più vergognosa di quelle che si manifestano in campo reale. Un blog è pubblico ma la vita intima di chi vi scrive è PRIVATA, trovo incredibile che esistano persone che usino miei testi privati o addirittura video miei personali per danneggiarmi partendo da un sentimento di livore e di gelosia di bassa lega.
Amavo questa forma di comunicazione ma così non mi interessa più: sono stanco di essere insultato, di vedere infastiditi i miei contatti in rete e di essere poi ritenuto responsabile di tali fastidi come se fossi un untore di manzoniana memoria. Sono anni che ciò avviene, venivo dal cartaceo e da un'altra dimensione civile e comunicativa, vi ritorno.
La mia realtà intima dice altro a mio parere. Dice che ponendosi a contatto e in comunicazione col mondo esterno, uscendo verbalmente dal chiuso di una stanza, una tastiera e un computer, confrontandosi quindi, tutta l'enorme distanza tra il mio mondo intellettuale e il resto mi ha regalato una solitudine abissale e un senso di inutilità non gestibile. Parlo di distanza non di superiorità!
La malinconia resta, netta senza discussioni, tagliente e per molti versi distruttiva. Se mi leggete salta subito all'occhio. Ma il problema non si ferma qui, quello che mi distratto, incuriosito...stregato è stato altro. Io all'inizio usavo carta e penna, un foglio bianco e i miei segni neri, in silenzio e solitudine, soltanto io e la trasposizione in parole dei miei pensieri, non c'è cosa più affascinante della scrittura, non c'è cosa più duratura (purtroppo in certi casi). La scrittura diventò mia già a dieci anni. Era un fatto naturale, fisiologico, amato e protetto fino all'esagerazione. Un istinto possessivo ed esclusivo, lo scelsi come mezzo di comunicazione nei miei rapporti con l'esterno. Poi la rete mi presentò anni fa un suo derivato e cambiò ogni cosa per molto tempo.
Credo che scrivere sia per me fondamentale: lo percepivo confusamente già ai miei 7 anni d'età. Scrivere per capire e capirmi, per fermare l'attimo e non farlo morire.
Negavo il parlare? No, ma non funzionava allo stesso modo...o forse ero io a non capire; parlare faceva confusione, diluiva il tutto, non lasciava traccia. I gesti? Quelli erano e sono altra cosa, A volte elementari ma sempre statuari e definiti, qualcosa con cui confrontarsi senza ipocrisie. Ho vissuto migliaia di gesti nei miei 70 anni, alcuni sono rimasti impressi per sempre dentro di me e li rivedo come allora, li sento nel profondo, sono la mia vita vera.
In questo redde rationem ci sono molte componenti, il blog con le sue vite in vetrina non ha meno peso dei miei pensieri in solitudine. E’ una sinfonia di voci finalmente indistinta e paritaria. E’ il suono che per un attimo breve si è fatto possedere dalla mia mente dopo avermi attraversato per anni. E’ la mia fine ed il mio inizio ciclico.
Siamo finiti tutti e facciamo finta di niente: alcuni di noi continuano a rassettare il proprio universo, io tra loro, a cullare con gli occhi il segno del proprio peso sull’esistenza. Ma è tempo perso perchè ci aspetta il tempo nuovo, le nuove stagioni della nostra maturità assoluta che prenderà il posto di questa finta giovinezza disordinata e ci inchioderà al sapore perfetto di quello che siamo stati.
Dovrei rinunciare alla mia visione delle cose solo perchè è più scomoda e meno “adeguata” ai tempi, perché i miei interrogativi e la mia storia sono scritti altrove?
Io arranco quotidianamente dietro le contraddizioni della mia esistenza e del mio scrivere, dietro la solitudine che non è né brutta né bella ma solo una mantide. Una creatura che si nutre di ciò che gli è simile, ma che, per vivere, deve trasformarlo in altro e quest’altro in qualche modo mi sfugge, ed è così che scrivere assume la stessa ambiguità di una solitudine in cui non si è più se stessi.
E questo è proprio il massimo della beffa. Ho la malinconia del fallimento, anche ora in questo momento ma continuerò a cercare: invidio la sicurezza di alcuni di voi, la fede incrollabile. Per me raccontare e raccontarmi è un sentimento delicato. A volte ho paura di sciuparlo.
Prima viveva un altro Enzo ma se n’è andato giocando in un cortile di Milano.
Di quel bambino mi son rimaste alcune cose isolate: la gioia per alcuni palloncini in via Dante a Milano il colore del vecchio mobile nella casa della nonna nell’antico paese siciliano, l’odore penetrante di stallatico del carretto su cui in estate attraversai la Val di Mazara… Il senso di mare una mattina quando scoprii le orme dei gabbiani sulla spiaggia e il sole era già alto. Il rumore del vento dolce dall’Africa fra le colonne doriche.
Quell’Enzo non ha altra memoria di sé.
Spero solo che la scrittura almeno con te mi salvi dal caos in cui rischio di precipitare. Certamente sono molto più fragile di ieri, prima avevo ancora un minimo di buona fiducia nel tempo semplicemente perchè c'era ancora tempo! Ora non più, ora sono in una gabbia stretta, restarci dentro per sopravvivere stancamente oppure rompere le sbarre e andare a morire altrove. La solitudine resterebbe la stessa. Perchè non esiste una connessione diretta e immediata tra la mia testa e la mia mano che scrive, qualcosa su cui tu poggiandoci sopra il viso possa sentire tutto, proprio tutto. Domani è troppo oltre, domani non esiste più da anni.
Ma non mi rassegno. sarebbe il miglior modo di spiegare a certi personaggi che si spacciano per il sale culturale del mondo cos’è la vera cultura e come saziare la sete del sapere. Mi dicesti di scrivere molto tempo fa perché sapevi e mi avevi custodito tu. In fondo non ho fatto altro che seguire il tuo desiderio. Era il nostro modo ed anche adesso che le battute cambiano e il ritmo segue un’altra armonia sento che continuare è un buon modo di rispondere alla sua carezza. Farò cosi e lei mi sorridera’… Sorrideva sempre.
Non è vero che mi faccio capire e, allo stesso modo, ciò che scrivo non mi rappresenta quanto io vorrei. Il blog è comunque il confine più vicino ai territori del mio spirito, da lì in poi devi inventarti pioniere.
Guarda i miei geroglifici, avverti il sapore della inutilità. Questa notte come le altre in fila ad attendere un'altra vita e un altro senso.
Negli ultimi due anni ho cercato di ricuperare pian piano i segni neri su bianco, ho ripreso me stesso e l'ho bloccato sulla mia scrittura profonda; è un lavoro improbo e mi ha dato un gran senso di colpa. Forse alcuni errori non sono più riparabili, ho fatto danni a destra e a manca, non ho mai avuto reticenza a usare la parte più tagliente di me nei testi, è una specie di irresistibile follia...la sento anche ora mentre batto queste righe.
L'operazione consiste nel tornare alla scrittura dopo aver navigato per anni nelle discussioni e nelle polemiche, lasciare l'ipertesto al suo ambito e riempirlo di nuovo di testo vero e pieno. Dovrebbe chiamarsi letteratura e lo dico timidamente ma seriamente. Solo in quell'ambito potrò finalmente trovare pace e morirvi dentro.
Il mio blog è per tutti, nel senso che è aperto a chiunque voglia leggerlo ma in realtà non è a volte neanche mio ma di un altro Enzo che scrive per ricordarsi di esistere mentre bussano alla sua porta raccontandogli cose che con la sua esistenza non c’entrano nulla.
Potessi descrivere il silenzio pieno di queste ultime settimane, il suo spandersi quieto e imponente sulla mia vita… Non ho rimpianti, quello che ho fatto è la diretta conseguenza del mio modo di essere, non ci sono asimmetrie stavolta: è solo un cammino naturale. Chiedersi se e quando uscirò da questo silenzio è pleonastico oltre che improponibile: io non ho volontà decise in tal senso. Perchè dovrei averle?In Sicilia ho capito alcune cose importanti
e altre le ho definitivamente
eliminate dal mio bagaglio esistenziale.
Quanto il virtuale ci allontana dalla vita vera? Quanto valgono veramente le diatribe accese, le discussioni più o meno serie in rete? Quanto di noi resta di sincero su questo strano oggetto che chiamiamo blog?
La vita, la mia vita cammina altrove. Così com'è, senza troppe distrazioni, con molte letture, abbastanza noia e qualche incazzatura. Questa domenica scivola via nel ricordo di una serata con un po' di sano Jazz e una cenetta parca con un paio di amici. Scivola per entrare nella sera che precede un altro giorno usato senza avere il tempo di baciarlo e stringerlo stretto. Scivola con me: guardo il golfo e molte cose diventano inutili, molte persone vuote.
La mia vita passata.
Per quanto mi riguarda la prova più pesante è stata per me spogliarmi dalle remore, anche culturali, e scrivere o riscrivere con quell’immediatezza che sola ti libera l’animo e la mente; sto ripubblicando tutto con il MIO TUTTO, con il mio mondo e la mia generazione tra i denti, la vecchia e nuova Europa, quella che ho amato sui libri, la mia Patria inutile e vituperata. Il mio Sud trafitto dal sole e dall’oblio, la mia educazione sentimentale sempre a metà…la musica, le immagini e infine il sogno di cui nessuno potrà dire perchè resterà un segreto per sempre.
La pazienza è la virtù specifica del pescatore, l’impazienza quella degli altri.
Credeva di averne di più. A dir la verità non lo aveva mai considerato: il suo tempo nel tempo che viveva giorno dopo giorno. Pur avendolo riempito di un'infinità di cose inutili e lunghe, anche sacrificandolo ad una quantità di altri tempi diversi per fogge e prospettive, pensava di averne davanti ancora una misura praticamente infinita.
“La casa era quieta, il resto del mondo lontanissimo. Fu così che mi resi conto come per villa Piccolo passasse un meridiano come a Greenwich il meridiano della solitudine “
Scrivo post da anni, li scrivo ad personam: anzi li scrivo essenzialmente per due persone. Una sei tu che mi stai leggendo. Non ti conosco perchè non ho mai conosciuto realmente nessuno dei blogger con cui ho contatti, sicuramente ho letto molte cose tue e l’ho fatto con un’attenzione che tu non puoi nemmeno immaginare.
Mentre passano le ore e le stagioni diventa naturale riflettere e ricordare; l’analisi può essere illuminante e definitiva in questi casi, comunque un punto di riferimento. Le decisioni sono sempre secondarie anche se prevedibili: spesso ho atteso fin oltre l’ultimo minuto accettabile, per affetto o paura del nuovo ignoto che mi attendeva.
Mi dico che ho ancora tempo davanti,
lungo e aperto quanto quello già lasciato alle spalle.
Si vive di incredibili menzogne.
Oppure si muore.
Scrivere! Scrivere era la terapia giusta: lo aveva pensato quasi per sbaglio, non ci credeva fino in fondo. Scriveva da sempre senza pensarci, come un gesto fisiologico, solo un aspetto dell'equilibrio più vasto che governava la sua vita.
Questo non è un semplice diario privato, non dovrebbe esserlo, non è il veicolo per esternare urbi et orbi convinzioni-assiomi non sostenute in genere da niente altro che la propria crassa e arrogante ignoranza.
Tutta la mia vita, quella che conta, l’ho trascorsa in un confronto impietoso tra i miei sogni, i miei impulsi e il mondo che m’era toccato di vivere; dopo i 16 anni sono saltato su così tanti campi minati che oggi dovrei essere solo uno storpio, un povero corpo mutilato da ferite non più ricomponibili.
Scrivere è per me un affrancarmi dall’ ignoranza non una liberazione, anzi…
Spesso la rivelazione dell’acqua che mi scorre dentro dà spazio ad interrogativi angosciosi; e tuttavia scrivere mi riesce naturale…quasi come lo stare solo sulla cattedra durante i temi d’italiano ai tempi della scuola.
C’è una dimensione a parte ormai tra quello che scrivo e quello che si intravede dietro la scrittura….
Molti discorsi sono veramente fuori tema ma forse non è colpa di nessuno.
Non mi piace il tipo di comunicazione dei social ma forse non mi piacciono la gran parte di coloro che li abitano! Non mi piaccio nemmeno io quando mi relaziono con essi (quasi mai).
Per distrarmi veramente dovrei riaprire i commenti senza la moderazione! Aria nuova e questioni vecchissime, sempre le stesse; potrei, oltre un certo limite, considerarle astrazioni anch’esse, di altra natura ma pur sempre metafisica dell’ignoranza, della maleducazione, della superficialità ma anche della contrapposizione ideologica, della complessità storica e sociale da cui nasce un’opinione. Metafisica “spicciola” dell’animale che domina il mondo, l’uomo.
Ho scritto molte poesie, alcune a distanza di anni sono restate tali altre sono morte in un abito che non competeva loro.
Chi vorrà potrà leggermi qui o altrove: ho sempre avuto i miei dubbi sulla consistenza numerica dei miei lettori: non è una questione qualitativa ( non ho alcun diritto per affrontarla) ma attiene alle caratteristiche proprie del Blog, alla sua voracità, ai suoi equilibri virtuali ,e soprattutto ai suoi continui equivoci.
La spinta che era forte un tempo, il desiderio di comunicare su questo mezzo e mettersi in contatto con tutti si sta ormai esaurendo. Non è una scusa di comodo, anzi si tratta di un disagio fortissimo. Mi è rimasto questo spazio per raccontare a me stesso e a qualcuno di voi vecchie storie piene di incantesimi e magie, lontani profumi di stagioni irripetibili ma vere. Ho un istinto maledetto e analitico che mi porta via e mi disperde in mille rivoli mentali e in mille attenzioni ineludibili: sembrano tutte fondamentali quasi che tralasciarle significhi, ipso facto, perderle per sempre. Non è così che va il mondo, a volte ritornano più vere e definite di prima, altre scompaiono nell’acqua indistinta dove non è possibile dare loro adeguata sepoltura.
Al di qua di questo blog c’è una stanza abbastanza grande che vive in un’apparente quieta penombra. I mobili hanno tutto il sapore e il colore che solo un certo tempo può regalare loro, gli oggetti posati su di essi raccontano la mia vita: spesso sono un racconto anche per me che credo di conoscerli bene.
Dopo aver scritto penso sempre che a queste righe non ne potranno seguire altre, che queste righe siano totali e intoccabili, sintesi perfetta della fine e del nuovo inizio: una clessidra e noi polvere là dentro. Questo mi uccide, questo è appunto l’ombra del silenzio per il quale non c’è descrizione possibile.
Anni fa trovai una prospettiva nuova e da questa finestra molte azioni, sia le umane in senso stretto che quelle più propriamente culturali, emergendo dalla nebbia confusa delle contraddizioni sociali e storiche, mi apparivano nette, decifrabili, francamente ineccepibili. Mi resi conto dopo che la nebbia intesa come indecisione e confusione permeava ogni aspetto della mia prospettiva, che ero io a voler vedere i contorni della vita in modo edulcorato e quindi falso. Ero io a sceglierne i connotati, io a controllarne l’evoluzione spostandomi impercettibilmente ogni volta che la luce radente e cattiva del sole ne metteva in mostra aspetti scomodi e incongruenti con la mia idea-visione dell’esistenza.
Ho provato a pensare di aver scritto ieri o l'altro ieri, poi mi sono perso nell'oggi. Ho ucciso il tempo ma esso mi insegue: questo è il suo epitaffio
Osservare e non essere contagiato dal brulichio delle posizioni e degli errori ad esse conseguenti, pensare di poter evitare sciocchezze che da qui sembrano palesi incidenti di percorso e da lì in basso invece appaiono come luminose alternative esistenziali.
Però in certe mattine silenziose e assenti come questa, quando apro il mio blog mi sento pulito; non devo dire a nessuno da dove vengo e dove mi dirigo. Quello che ho scritto mi sta davanti ed io lo guardo con grande serenità.
Svaniscono le discussioni, le incomprensioni, gli asti, resto io solo e pulito, senza alcuna altra specificazione. Enzo, così com’è…
Non avevo pensato di chiudere, avevo solo abbandonato questo guscio su una sedia e il corpo altrove. Ma entrambi soffrivano per la reciproca lontananza. Poi qualche giorno fa, ripassando sulle pagine di alcuni blogger ho capito che non era giusto, che comunque questo guscio era carico dei miei umori e che doveva vivere, a modo suo, con un tempo diverso, ma doveva vivere.
Signori devo confessarvi che spesso negli ultimi mesi ho avuto fortissima la volontà di sempre: cancellare tutto! Eliminare del tutto le tracce del mio passaggio in rete perché questa parte di me, che dovrebbe essere la più intima e amata, mi fa star male da morire. Ho pubblicato tutto o quasi, è trascorso molto tempo, gli scritti sono mutati, hanno ancora almeno un residuo di valore? Non devo dirlo io permettetemi.
Io posso solo dirvi che si è girata la pagina e per alcuni di voi è successo in anticipo su questa mia decisione: siamo così fragili! Mi piace considerare l’opportunità di qualcosa che resta nero su bianco anche nella definitiva assenza del suo compilatore. Non avevo considerato il senso di morte che mi sale in gola senza queste pagine scritte: meglio dunque lasciarle qui così.
Ho passato la mia vita davanti al mare e ai libri, praticamente ho smesso 15 anni fa quando sono entrato in rete: adesso si cambia signori, adesso si torna a leggere libri…il web viene dopo, molto dopo. Se trovo qualcosa da leggere di decente anche nei vostri blog mi farà piacere ma purtroppo è un’evenienza rara e poi tra quelli di voi che sanno scrivere decentemente c’è troppo spesso una spocchia e un’uniformità di vedute angosciante. Siete tutti omologati al nuovo dictat del pensiero e della scrittura da web. Non va bene affatto. Scusatemi davvero,
Non scriviamo solo perché ci piace o ci conviene, non lottiamo solo perché ci ha convinto qualcuno/a, non agiamo sempre e comunque secondo l’assioma stampato nel 1867, ci hanno ingannato anche in quel caso, c’è dell’altro. C’è la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore e il senso di vuoto davanti ad una ragazza nuda e fremente, le cose che ci tengono in vita sono queste. Più nascoste, apparentemente più banali e scontate, ma che lavorano continuamente su un piano che non troveremo mai né su un testo di Bentham né su uno di Engels.
Sono trascorsi tanti anni e l’unica cosa che riesco a organizzare nella mia mente è la rivincita della poesia umana sul falso lirismo dei conti e delle cifre; questa dicotomia esiste è innegabile quanto l’opera di lavaggio mentale effettuata sui nostri convincimenti.
Odio le chat spacciate per commenti ma l’ambiente virtuale fuori di metafora sta diventando solo questo: un cinguettio continuo poggiato come condimento su qualsiasi argomento proposto. Gossip, tentativi di seduzione velata, oppure insulti sprezzanti, the e pasticcini o arsenico e vecchi merletti. Così io non ho alcuna speranza di poter risiedere serenamente e proficuamente in rete.
Io ci credevo, culturalmente tutta la mia generazione ingenuamente ci ha creduto: comunicare significava rispettare e rispettare era l’anticamera di capire. Non è più così ed oso dire che non è mai stato così sui blog. I motivi sono molteplici ma la cultura civile in senso stretto e quell’altra in senso lato ne sono i cardini.
La stanchezza è il segno della mia permanenza qui, una condizione rinvigorita ogni volta che sfoglio le pagine virtuali dopo aver abbandonato per la stessa ragione quelle cartacee.
Quando tutto finì ci vollero molti mesi di silenzio colmo e severo: l’idea antica sempre tenuta a bada, mai lasciata libera di riprodursi, cominciò a fare capolino.
Non ottenne il risultato che avrebbe cambiato la sua vita trent’anni prima: la senescenza intellettuale ha decorso e prognosi diverse da quella corporale. Il tempo si era preso tutto il comodo per fare e disfare: il panorama finale era beffardamente identico a quello iniziale.
Oltre un certo limite la vita acquista un sapore diverso e più ampio, si ridefiniscono i contorni del senso di vivere e della gioia che è insita in esso, anche le parole sono diverse e suonano un’armonia che è giusto incontrare lungo il proprio percorso.
So di essere un privato che si spoglia in pubblico, so che la nudità intellettuale è la più ambita e la più difficile da sostenere. Ma non fa niente: io scrivo lo stesso.
Trovare qualcosa per riempire il vuoto che riapriva scenari così lontani da non considerarli più personali, ecco cosa doveva fare assolutamente.
Il vuoto si allargava e lui lo guardava immobile.
Da quando scrivo in rete ho contatti speciali con blogger che ritengo abbiano opinioni molto diverse dalle mie se non contrastanti; ho ben capito che esprimere con chiarezza le proprie idee in aperto contrasto con quelle di tendenza nell'ambiente frequentato ti espone a un isolamento mediatico potente e progressivo.
E’ estremamente difficile comunicare in modo consono la propria dimensione intellettuale esattamente così come si forma dentro una persona e lo è altrettanto percepirla e “discuterla” laddove tale discussione abbia un senso che vada al di là di un affermazione di esistenza. Niente di ciò attiene al blog normalmente inteso, si avvicina semmai ad un’esperienza da diario cartaceo o addirittura da libro; nessuna di esse vuole sostituirsi nel mio caso a questo blog, qui ed ora.
Quando arriva puntuale la sera io sfioro le superfici dei miei pensieri ad occhi chiusi per riconoscerli al tatto, per sentirli fluire, riconoscermi in essi e capire dove li ho traditi; non esiste palcoscenico adeguato a questo dietro le quinte, solo sussurri che giungono deformati dall’attesa e dal bisogno. Non vi serve, non mi aiuta, non fa scrivere. Il vetro opaco che divide il mio mondo dalla immaginazione che chiunque di voi, senza colpe, se ne è fatto, rimarrà la dove è sempre stato, la responsabilità terribile di raccontarvi volute bugie o più che dignitose mezze verità ricadrà esclusivamente su di me: non vi dirò dove e se c’è il trucco, non vi chiederò nulla ma pretenderò molto.
...Poi scrissi scendendo a patti con tutte le illusioni.
Fosse per me sarei ancora con fogli di carta e una penna in mano: nessuna tastiera e nessuno schermo se non il riflesso dei miei occhiali. Starei ancora in attesa di un’idea masticando pensieri un rigo dopo l’altro, con pigrizia, immaginando la vita come non è quasi mai e guardandola con lieta cupidigia quando ti passa accanto e ti lascia attonito davanti a tanta bellezza.
Fosse per me sarei rimasto in questa città a metà strada fra l’Africa e L’Europa a domandarmi da che parte stare in un gioco sottile mai risolto. In fondo non mi dispiace camminare tra chiese barocche e cupole arabe, uno come me difficilmente troverà un posto fisso dove stare e digerire tutti i compromessi necessari per dire “ Qui mi va bene”.
Rispetto la scrittura perchè meno effimera e trasformista della parola e spero che di molte cose scritte nel tempo non si perda il senso e la memoria sia che esse vengano vergate sulla Costituzione di uno stato nascente o sulle pagine di un testo sacro o su quelle virtuali di un blog. Me la tengo stretta questa speranza, essa sta diventando un trastullo per pochi intimi.
Sono nato nella tarda mattina di 73 anni fa, a Palermo in via D.Costantino al num. 16, una parallela della via Notarbartolo.
Sono nato a casa di mio nonno Vincenzo perché allora era questa la consuetudine assieme a tante altre ormai svanite nel tempo. Quella casa la ricordo bene, sento ancora l’odore buono del tabacco che don Vincenzo fumava seduto nell’ampia poltrona del soggiorno; la finestra spalancata sul grande giardino della villa del barone Pottino.
Di alcune cose la memoria non ci lascia mai, sopravvive in una dimensione a se stante, indipendente da tutto. Lo sguardo d’acciaio di mio nonno e le sue mani enormi ad alzarmi il mento quando combinavo qualcosa fanno parte di essa. Concretamente non c’è più nulla di loro e di quel mondo; la camiciaia in via G. di Marzo se n’è andata 20 anni fa, le sue camicie su misura erano l’unica cosa che faceva sorridere don Vincenzo…le camicie in purissimo cotone bianco e forse qualcos’altro. Ricordo mia madre, un tempo lontano per entrambi
- Ho il cuore scuro - mi diceva certe mattine. Ed io - Perché?-
- Per niente - mi rispondeva, ma poi si correggeva - Per i ricordi -
Ma vi sono cose che non è possibile raccontare, forse solo intuire. Non chiudo, resto qui così con tutti i miei orpelli in bell’ordine, commenti compresi, in una tensione infinita che è il solo segno di una vita diversa perché al fondo di tutto non sono un ladro ma solo un sognatore. Come tanti.
Scrivo post da molti anni, risiedo qui tra queste lettere ed ho un contratto d’affitto secolare, potrei sentirmi tranquillo, stabile e invece mi sento come se fossi già andato via.
Un po’ vi odio, soprattutto quando andate molto vicino alla verità: un po’ vi vedo quando scuotete la testa o dite ci è o ci fa? Però dovete capire che questo blog è già quasi interamente scritto e c’è un motivo, anzi forse più di uno.
Il Blog, tutti i miei blog, sono una parte della mia vita, quella che sono riuscito a scrivere perchè scrivo da sempre, sui quaderni con copertina nera degli anni 50 delle mie elementari ( quaderni che mia madre, la mia incredibile e amatissima madre conserva ancora) o sulle agendine da novello Heminguay degli anni che sono seguiti.
Voglio chiudere il cammino qui nella mia isola e davanti al mare: mi pare bellissimo. Prima chiuderò questo blog ma solo quando le parole saranno esaurite, nella speranza che risuonino ancora a lungo nella testa di qualche giovane blogger che nulla sa di me e delle mie sciocchezze (rido a pensarci). Certo se in rete dopo qualche anno i blog fermi vengono cancellati…per favore copiatemi tutto come un incunabolo del trecento e ripubblicatemi altrove.
Anche senza citarmi che tanto vengo fuori lo stesso. Anche con malizia. Anche con affetto se ne avete. Tanto prima o poi scriverò altrove mi hanno detto.
C’è una dimensione a parte ormai tra quello che scrivo e quello che si intravede dietro la scrittura….Molti discorsi sono veramente fuori tema ma forse non è colpa di nessuno.
Per tornare a scrivere è necessario, almeno per me, credere che il nuovo abbia un senso non solo per chi legge ma anche per chi scrive: io l’ho perso forse definitivamente e sopravvivo su questo e altri blog rieditando me stesso. Sono diventato insopportabile? A volte credo di sì , sento il peso di un trascinamento incomprensibile e lacerante. Ma esiste anche la coscienza di non aver detto abbastanza, non nel modo giusto, di non aver voluto per una malintesa forma di educazione virtuale attaccare una certa fauna che vive all’ombra della blogosfera. Non si tratta di un fatto meramente culturale bensì di una dimensione educativa che sfugge al controllo della cultura in senso stretto: è l’incapacità di ascoltare, la volgarità di sentirsi, senza merito alcuno, di varie spanne superiori all’altro. Per molti di voi sembra una cosa senza senso: molti blog, gli stessi testi solo organizzati in modo diverso. C’è una gran parte di ragione. Però tutto questo non vi crea alcun fastidio e il vero problema, in qualsiasi modo io abbia organizzato la mia scrittura, è ben altro. Attiene ormai da molto tempo alla mia fine sostanziale come blogger, alla mia palese incapacità di relazionarmi con questo esterno virtuale e alle conseguenze prevedibili di tale difetto.
All’inizio leggevo circa una trentina di blog ogni giorno e ne commentavo almeno una ventina anche se non vi era nulla da commentare! Avevo intuito che l’unico modo per esserci ed essere letto qui è visitare in modo visibile e tracciabile gli altri blog: non ci sono alternative alla lettura dei vostri post con commento a seguire. Il “like” è soltanto un succedaneo di poco conto. Commentare è indispensabile, presenziare una conditio sine qua non, se non ci riesci il tuo spazio torna ad essere un diario privato segreto non dissimile da quelli cartacei di vetusta memoria.
Il contatto con il mondo spirituale e intellettuale di ognuno di voi non può essere gestito allo stesso modo per tutti. Ci sono blog nei quali il testo è in sè concluso, non ha senso aggiungere nulla. In questo caso che si fa? Si scrive ho letto? Mi piace? Non mi piace (non è previsto)? Si ripete con altre parole il concetto già espresso dall’autore? Con le poesie ad esempio è difficile aggiungere e commentare qualcosa che abbia senso, La poesia è già una metafisica superiore, si assorbe e basta; non siamo qui a fare saggistica o analisi delle parole e dei testi , non siamo al Liceo e nemmeno professori di lettere.
Se lo siamo dobbiamo tenerlo da parte perchè un blogger è altra cosa. Un blogger scrive, legge la realtà sua propria e la propone fuori.
Questo è un tempo obliquo, questo degli ultimi anni: quello che mi divora sul blog e sulla carta. Non posso dire che non mi appartiene ma vorrei che se ne andasse altrove a intorbidare il cuore.
Trascorro una buona parte del mio tempo "ludico" su queste pagine elettroniche ma il mio tempo vero è altrove su un poggio a scrutare una porzione di azzurro marino incuneata tra il monte e la vigna; il tempo diretto è un ragazzo senza freni che mi ha raccontato altre storie con altre parole e altre intenzioni. Credevo di incontrarli tutti i visi che ho amato: gli uomini e le donne che, secondo me, dovevano essere tutti qui a vagare fra queste colline e il mare. Si sono celati nel gran corpo della terra: di loro hanno lasciato, qua e là, soltanto l’eco sciolta del loro essere persone…e mi hanno dato una lezione di asciuttezza e dignità.
Ho sperato che ci fosse almeno lei, doveva esserci e ho gridato il suo nome al vento ma non è tornato niente indietro: così sono inciampato nei sogni e, adesso, andarmene sarà solo un’illusione. Voglio dirvi che ho camminato tanto da scordare il punto di partenza, che mi sono finto mille altre cose da quest’uomo che guarda ostinatamente davanti a sé. Non c’è astio, non c’è rammarico ma ho capito che non sono più qui: ho capito di avere un senso solo col vento vero sulla faccia, con i ricordi che non si possono raccontare.
E’ estremamente difficile comunicare in modo consono la propria dimensione intellettuale esattamente così come si forma dentro una persona e lo è altrettanto percepirla e “discuterla” laddove tale discussione abbia un senso che vada al di là di un affermazione di esistenza.
Niente di ciò attiene al blog normalmente inteso, si avvicina semmai ad un’esperienza da diario cartaceo o addirittura da libro; nessuna di esse vuole sostituirsi nel mio caso a questo blog, qui ed ora.
Amicizia e amore
Io amo per l’eternità tutto quello che non posso avere e resta lì sospeso in un divenire senza tempo. Soltanto l’amicizia mi dà il senso vero del duraturo, l’amore è un’altra cosa; alla fine ciò che sopravvive è l’egoismo di cui ci nutriamo ogni giorno e che sopravvive scandalosamente sia all’uno che all’altro.
venerdì, marzo 28, 2025
a ventanni
A ventanni la mia fede marxista aveva subito un duro colpo proprio nell’ambiente che frequentavo: c’entrava una ragazza (c’entrano sempre) e la sua vagina ideologicamente avanzata; da quella ero poi passato ad una revisione critica delle posizioni politiche del movimento. Insomma non ero più un fervente e cieco compagno ma quella prima idea sul Capitale di Marx era ancora profondamente valida per me: i soldi c’entrano sempre… le donne pure.
giovedì, marzo 27, 2025
Immaginare
Non ho più il tempo di dilungarmi, mi è restato quello di immaginare o far immaginare. Ho motivo di supporre che il problema della “sincerità” sui blog non sia solo una mia supposizione: comunque lo si voglia definire questo picchiettare sui tasti, il senso o il fine di una pagina virtuale non può prescindere da una verità di comunicazione senza la quale un Blog non è nulla.
mercoledì, marzo 26, 2025
Tempo sospeso
Quando diciamo o leggiamo la frase "navigare in internet" non rassomigliamo forse il nostro scorrere questi e tutti gli altri luoghi ad una navigazione nell'oceano? Perchè è esattamente così: un viaggio probabilmente interminabile nello spazio esterno e infinito dell'etere. Qui il tempo ha una valenza diversa, qui un anno ne vale dieci e se te ne vai è quasi scontato che di te e della tua opera nessuno dopo un po' si ricorderà; svaniremo tutti senza remissione. Così posticipare le pubblicazioni dei miei post in un futuro o comunque togliere alle date di pubblicazione qualsiasi valore reale significa disorientare e perdere tutti i contatti e far sì che nessuno ricordi cosa avevi scritto, l'oblio nella sua accezione più perfetta!
Questo è il mio tempo sospeso.
martedì, marzo 25, 2025
Non svilirsi
Nessuno riuscirà a immiserire queste pagine e il loro autore, non perchè egli meriti più degli altri ma solo perchè custodisce la propria piccola parte di luce che altri hanno buttato via. Se scrivo vi amo, se vi rispondo cambio spesso le note in cacofonia, se vi leggo cresciamo, se accetto il confronto a priori ci sviliamo tutti
lunedì, marzo 24, 2025
LA CONTESSA DI CASTIGLIONE -
“Mi sono sempre sentita fuori posto dappertutto. Non mi sento bene se non quando sono accanto a esseri superiori oppure in mezzo a gente semplice e primitiva. I vecchi barcaioli della Spezia mi adorano! Quando vivevo in città sono stata giudicata altera e superba con i miei uguali, o meglio, con quelli che le leggi sociali mi hanno costretto a trattare come tali. Ho fatto sforzi per mitigare la mia fierezza, perché mio malgrado, la compagnia della maggior parte degli uomini e delle donne che sono generalmente considerati distinti e intelligenti mi fa provare una stanchezza e un disgusto che assomigliano, stranamente, ad un disprezzo sovrano.”
Virginia Oldoini (Nicchia) lasciò questo mondo al limitare del nuovo secolo, per molti anni attese la fine temporale dei suoi giorni solitaria e lontana da ogni cosa nella sua casa parigina quando ormai la stagione che la vide smagliante protagonista era trapassata come la sua bellezza. E’ sepolta nel cimitero di Pere Lachaise di Parigi.
domenica, marzo 23, 2025
240
Per la musica, per certa musica, è come per gli affetti e i ricordi del tempo passato: impossibile darne un giudizio obiettivo. E soprattutto inutile. C’è il cuore, la gioia e la malinconia di quella che allora fu sorpresa e tutto questo s’impasta con l’ascolto di oggi, con la “maturità” del presente.
sabato, marzo 22, 2025
537- LUNA
Bianca
Chiarissima
Chiami la luna perché ti
preceda.
Sei il gelsomino che
di notte respira qui
vicino,
l’eco di uno sguardo,
il mio fissarmi sul pensiero
di te.
Non so spiegarmi il mio
animo
Immerso dentro questa
luce bianca,
chiarissima.
Persa per sempre.
venerdì, marzo 21, 2025
brancati
Arriverà tra poco nuovamente da queste parti un bellissimo novembre: sembrerà nuovo e pieno di promesse. La sensualità della terra e del mare, la luce di sbieco dei pomeriggi lasciati a cullarsi in attesa di possibili percorsi erotici, si sommerà alla inevitabile bugia degli anni. I belli e le belle nascosti nell'ovale di una fotografia riusciranno a rendere la ragione di una vita trascorsa a inseguire un sogno?
giovedì, marzo 20, 2025
HANNA MUSIL
Non ti ho mai incontrato, non ti ho mai guardato lo sguardo, non una carezza; lo stesso tu per me. Abbiamo fatto l’amore in altro modo e pensavo di lasciarti Didone nel tuo anfiteatro di pietra in riva al mare, in linea col canovaccio maschile dello scorso millennio. Non ci sono riuscito: per altre strade il senso e il profumo della vita mi hanno raggiunto sotto forma di versi.
mercoledì, marzo 19, 2025
518 . LA PRIMA VIRGOLA
Se tornassi a scrivere
prenderei
la prima virgola
per
appenderla al tuo orecchio
che
mi regali di nuovo il volto e il cuore.
Se
tornassi a scrivere
non
avrei più niente tra le mani
se
non il ricordo di una intesa
da
regalare al mio tempo nuovo.
Se
tornassi a scrivere
lascerei
finalmente libero
il
sogno di ciò che mai sono stato
e
tu lo leggeresti altrove
e
in un altro mondo.
martedì, marzo 18, 2025
procreazione
Il genere umano come qualsiasi altro genere vivente su questo apparentemente unico pianeta in cui viviamo ha un solo stimolo ancestrale: sopravvivere e procreare per sopravvivere. Tutto il resto, ma proprio tutto, viene dopo: anche le filosofie esistenziali e religiose, anche la metafisica del piacere e del sesso, anche la scrittura, l'arte... l'immaginazione.
Nel genere umano le femmine procreano, non sono previste alternative, sono le uniche in grado di portare in sè la vita nuova: possiamo girarci attorno per secoli ma un maschio non può portare nuova vita in grembo. Una femmina da sola idem. La natura, non Dio o un partito politico lo hanno stabilito: pensare o progettare vie diverse sfruttando le conoscenze che il cervello umano può avere, pretendere di creare vita secondo un concetto di omosessualità è contronatura. Il significato della parola non è equivocabile, se qualcuno vuol dargli un carattere etico o di discriminazione non è affar mio.
Io dico che la via da seguire è quella atavica che prevede un coito, una gravidanza, un parto e la cura della prole
lunedì, marzo 17, 2025
in soffitta
Mi viene da ridere e dura poco però perchè io in quella soffitta mi ci sono accomodato, i gradini li ho saliti tutti e mi sono accorto che nemmeno così si chiude il cerchio della vita. Che gli estremi, dopo essersi toccati, rimbalzano via lontano, l’intelligenza non paga, non abbastanza da modificare il tratto col quale tracciamo il cerchio. Mi sono innamorato due volte in tutta la vita e non potrò mai dire compiutamente ma solo disquisire con acrobazie intellettuali del mio essere di allora. Posso solo affermare che, innamorato, stavo seduto in cima al mondo…anche se poi rotoli giù quella prospettiva non la dimentichi mai.
domenica, marzo 16, 2025
amori ricordati
I miei amori ricordati sono perfetti: belli e levigati. Sono essenza pura e resistono al tempo per questo, per lo stesso motivo non mi ingannano più. Quelli di cui parli tu sono incubi e mi dispiace per te, i miei teneri e spaesati ricordi di una vita che ancora scorre. L’amore prende e dà, più lo misuriamo e più ci sfugge, inserito nelle roboanti categorie della nostra tremebonda mediocrità ride di noi, ci sfiora, a volte si presenta dopo una svolta e ci fa sbandare con cinica abilità. Così ho fatto trascorrere una parte della sera ed ho aspettato la luna per sorprenderla mentre trescava col mare. Ed ero solo.
sabato, marzo 15, 2025
ci fu un tempo
Ci fu un tempo lunghissimo in cui mi piaceva molto essere amabile, sapevo ritrovarmi in un attimo ed ero estremamente determinato nel mio progetto seduttivo. Ah, quanto duravano le mie stagioni, le estati infinite a divorare il sole e la luce e quanta crudeltà c’era nello scivolare tra le pieghe della carne e sentirsi in armonia sempre, senza mai un ripensamento che non fosse una nuova strategia, un’onda nuova che mi portava in cresta a mostrarmi il tuo corpo nudo e acceso.
venerdì, marzo 14, 2025
primo anno
Era il primo anno di liceo classico quando una ragazza mi rivelò il mistero del parlare e dello scrivere: io le dissi ti amo, lei si avvicinò e si mise un po’ di sbieco affinché potessi ammirare la lunghezza delle sue ciglia e mi rispose: “Scrivilo, non dirmelo perché lo dimenticherai, scrivilo con un bacio.” Ho parlato con migliaia di persone ed erano tutte chiacchiere importanti, l’unico ricordo che conservo di esse è un’eco lontana. Scrivo da quel pomeriggio in cui Enzo scrisse a Tiziana con un bacio lento e pieno d’aria che era innamorato di lei. Così Tizzy c’è ancora, con la gonna a quadri e lo spillone dorato e la camicia chiara sopra il seno ansimante. C’è perché ne ho scritto. Allora come adesso, scrivo per pesare di più sulla bilancia della vita o per continuare a crederlo. Ognuno di voi ha la sua ricetta e relativa posologia dentro la tastiera… miliardi di battiti e di baci, un firmamento di astri luminosi che contengono le nostre vite, che continueranno a riflettere sulla terra anche quando i proprietari saranno volati via.
giovedì, marzo 13, 2025
ADDIO NANDA -
Riprendo in mano i vecchi automatismi e mi sembra un secolo: ancora parole, di nuovo segni su queste pagine e stavolta sono per me. Sono per dire che la mia generazione se n’è andata definitivamente ieri. Andata, non morta, ma certamente ha passato la mano quando Nanda Pivano ha cessato di vivere. Tutta la letteratura di quella che Kerouac chiamò la beat generation, tutto lo scrivere nuovo e segreto dei miei sedici anni, tutta la mia anima sull’orlo delle labbra è passata nell’opera di questa donna. Chi potrà mai descrivere il senso di sorpresa e totale identificazione alla prima lettura di Hemingway o di E. Lee Masters, come posso comunicarvi il commosso smarrimento al primo e ormai lontanissimo ascolto del disco di De Andrè? Nessuna traduzione servirebbe. I sogni in verità non muoiono, si nascondono quando l’aria o l’età diventano pesanti; ma la mia generazione adesso passa la mano, si raccoglie nel parlare tenero e assorto dei suoi ricordi bellissimi e liquidi. Altro non può fare, non deve fare.
mercoledì, marzo 12, 2025
nazione
Credo che il tempo di una vera unità nazionale fondata su una buona parte di cultura in comune sia ormai fuori tempo massimo; cultura storica intendo dire e analisi obiettiva dei fatti e delle persone, solo così era possibile fare di questa penisola una Nazione, adesso siamo irrimediabilmente in un'epoca da impero decadente simil europeo in cui vagheggiano alcune personalità che si riconoscono in una sintassi comune (pochi) o in un comune portafoglio (numerosi).
martedì, marzo 11, 2025
ideale
Non credo all’ideale europeo e quello unitario mi sembra ormai fatiscente purtroppo; non credo che una forte sensibilità culturale possa colmare il vuoto immenso di un popolo e di una storia che ci ha consegnato ad altre realtà.
lunedì, marzo 10, 2025
scrittori siciliani
La letteratura italiana deve molto agli scrittori siciliani, ben più dell'onore del Nobel; deve ad essi argomenti e tematiche originali, introspezione e analisi rigorose nate nel solco di una chiara tradizione europea ma rivissute con spirito nuovo, contaminato da una specifica "insularità", una dichiarazione d'appartenenza europea e continentale pronunciata con accenti mediterranei: il dialetto appunto.
domenica, marzo 09, 2025
non tornerai
Potrebbe sembrare un ritorno, ma non tornerai. So che non sarà così. Siamo altrove, qui solo le orme fuggevoli di un pensiero, di un'idea. Non tornerai ma sarebbe stato bello il contrario, distruttivo forse ma luminosamente bello.
sabato, marzo 08, 2025
Debussy
Leggera, leggerissima. Non avrei mai immaginato che la trasparenza scivolata tra noi diventasse nel tempo la nostra fine. C’era il tuo profumo ma il pianoforte ne aveva uno più forte, il legno e i suoi tasti aspettavano le tue mani e la musica. Quante volte si ripeté il miracolo? Quanti giorni consumammo assieme senza sapere nulla del futuro? Eri leggera, leggerissima, quando ti ascoltavo al pianoforte non capivo, non potevo sapere che il suono ci avrebbe portato così lontano. L’ultima volta fu un Debussy dalle note infinite, suonasti gli accordi finali con gli occhi chiusi, la musica si spense senza un sospiro, cadde ai miei piedi e si dileguò per le stanze della nostra vita. Leggera, leggerissima come un battito di ciglia.
Palermo 20 dicembre 1976
venerdì, marzo 07, 2025
inutile fatica
L’Italia che avevo sognato sta morendo definitivamente in questi giorni: l’azione congiunta della totale mancanza di stile ed etica, di cultura e buon senso, di solidarietà sociale e serietà personale da parte di tutti i rappresentanti istituzionali senza anima nè idee ha dato a questo paese il colpo definitivo. Centocinquantanni di inutile fatica, altro che anniversario dell’Italia unita. Amavo il tricolore, da siciliano l’ho amato e sono stato educato ad amarlo, in famiglia ci sono uomini che sono morti per quell’idea. Ho amato un’illusione, abortita storicamente alla nascita e lasciata a marcire in questi ultimi decenni di leghe e internazionalismi da barzelletta.
giovedì, marzo 06, 2025
accanirsi dietro i vetri
Oggi che l’aria si accanisce dietro i vetri umana e malvagia come un’ombra sembra facile immaginarmi spoglio e silenzioso come un albero che vestirà la sera, come una spiaggia raggiunta dall’inverno.
Pensarmi come la riva e il mare uniti, la stessa cantilena di sempre accerchiata da un identico destino che si trascina inutilmente avanti e indietro. Sentirmi vivo più di tutto questo è una tentazione a volte, abbandonare per un istante i moti della luna... ma poi in nome di chissà quale altra stagione già dipinta evito ogni suono, mi chiudo senza un colore nel bianco e nero di me stesso e scrivo mille volte la stessa poesia. Ripeto lo stesso sciabordio dell’eco in una stanza ed è come se avessi sempre mille addii da dirmi prima di ogni attimo che segue.
mercoledì, marzo 05, 2025
due volte
Ho amato due volte in tutta la mia vita, la seconda volta è stata dura perchè la prima ferita era stata profondissima. Non ci sono tante chances per l’amore, una o due e poi stop, poi solo i ricordi su una pagina, un post sugli amori perduti che vagano là in alto come personaggi in cerca di autore e non ne avrebbero bisogno. Qua in basso restano solo le conseguenze della perdita: un vuoto secco di anima, un disperato tentativo di far finta di niente. E le mani vuote senza più magia in attesa che venga il tempo giusto per poterne parlare in modo appropriato perchè l’amore alla fine è un patrimonio stupendo che resta come resti tu. Bellissimo e innamoratissimo un attimo prima del crollo di un’epoca, ma se giri la moviola al contrario e spacchi un fusibile diventa tutto un lunghissimo rallenty e lì dentro le donne sono di uno splendore assoluto e tu perfetto con loro in quel trailer. Spero che voi siate innamorati. Io non più.
martedì, marzo 04, 2025
verso la chat
Le affermazioni iniziali di merito anche se sincere devono poi confrontarsi con il resto, qui il resto è il web e non somiglia neanche lontanamente ad un libro cartaceo. Se, come me, tu scrivi del tuo personale in pubblico (e il personale quando è vero si sente a naso) nasce il problema di alienarsi dal personale nelle risposte commentare semmai il nocciolo del discorso portandolo su un piano più generale. Sembra una cosa semplice ma non lo è: così i blog tendono inevitabilmente a scivolare verso la chat e da lì in poi il gioco è fatto soprattutto se il dialogo avviene tra una donna e un uomo. Entrambi sono irresistibilmente attratti dalle rispettive parti maschio-femmina e il blog con un certo tipo di comunicazione diventa sempre più lontano.
lunedì, marzo 03, 2025
un patrimonio
Non scivola via che l'apparenza, il tempo breve, l'immediato, tutta la somma delle emozioni vitali di quel momento.
L'altro tempo, la dimensione potente e segreta della nostra essenza affettiva resta per sempre: ci racconta di un patrimonio avuto tra le mani da ricordare, un bene prezioso in sè, la prova che siamo capaci di elevarci sopra le colorate mediocrità del quotidiano, che siamo capaci di amare. Non c'è un do ut des, non è uno scambio commerciale, è qualcosa di talmente forte da cambiare la percezione della nostra vita. Il replay al contrario infine ci riporta a ciò che siamo stati. alla bellezza che nascondiamo per sconfiggere la morte
domenica, marzo 02, 2025
non avrò altro
Io attendo che il desiderio mi appartenga altrimenti è inutile, non voglio partecipare all’amore come ad un evento mirabolante in cui compari per dovere d’esistere. Scelgo con un’attenzione estrema e sottile perché lo so bene che chi seduce in fondo perde spazio e diventa prigioniero di sé stesso. Ho imparato da ragazzo a percepire l’artefatto, la malizia ed ho conosciuto un sentimento mondato da questi orpelli solo due volte nella mia vita. Me li tengo stretti al corpo quegli odori e quei momenti quando la seduzione si svolgeva in un canto libero e senza necessità di presentarsi in un modo piuttosto che in un altro. Non mi è restato altro, non vedo altro. Non avrò altro.
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