martedì, dicembre 31, 2024

blues

Stanotte non c’è che la tua ombra che resiste al fuoco, e questa parete bianca. Le spalle sono vuote in queste stagioni senza misura: fa freddo ovunque. Il freddo ha il suono che sento farsi ampio nelle fessure, mentre raccolgo la mano che mi passasti nei capelli, il tempo è come tempo dell’amore, stanco quando arriva. Quando scompari dietro l’angolo che hai costruito chissà dove, le stanze hanno altre stanze, puoi prendere appunti ma ora è necessario dimenticare, poi scriverai appunti di me fermati in qualche nodo della voce. Ti saluto, è necessario dimenticare, per chiudere l’assenza. E così poi potremo dire che stiamo andando in un’altra direzione. Il tuo vecchio impermeabile è un vuoto che frana questa notte, chi sono gli angeli adesso? Chi sono i peccatori? Accarezzami la ruga che ho sulla fronte. -Ti ho lasciato qualcosa di me a ricordarti dallo specchio che siamo stati qui - Siamo stati qui. - e che sono sempre un altro che non riesco più a ricordare.

lunedì, dicembre 30, 2024

pilota automatico

La natura vera e profonda, il nostro istinto “privato”, quello che ci fa uno diverso dall’altro, guida comunque la nostra vita. Ad un certo punto del nostro cammino, per la prima volta, iniziamo a mediare: ci sostituiamo al pilota automatico che ci ha portato fino a quel giorno. Non ci fidiamo? Vogliamo altro? Abbiamo bisogno di socialità condivise e misurate? Ognuno ha i suoi motivi e quel punto può riproporsi altre volte lungo il cammino.

domenica, dicembre 29, 2024

avresti potuto

Più tardi mi innamorerò di un’altra donna fingendo di non riconoscerla poiché è sempre la stessa: le dirò” Sono qui, dai un senso alle cose che vedo, fa uscire la musica dai miei simulacri incantati ad immaginarti. Amami per nulla, per tutto, adesso così senza rendez vous, amami perché hai capito… o fingi, con un sorriso, che io sia ancora il ragazzo dai capelli rossi e gli occhi chiari che avresti potuto amare”

sabato, dicembre 28, 2024

un disordine

Amare è un disordine selvatico. È senza ossa. Dirlo è una forma di affetto senza regole che precipita di corsa giù a cercare il fondo. Scavalca la solidità dei pavimenti. Corre oltre la pressione dei silenzi che avviliscono le finestre su cui si disegnano i nostri volti. Fissi, nella stessa identica attesa che tutto si compia. Rotola giù nella strada e s’insinua fra la gente. E lì ti raccoglie prima che anche un solo suono possa toccarti perché lo so che non ci saremmo mai incontrati senza questa casualità che ci governa e che ci mette in movimento.

venerdì, dicembre 27, 2024

contatto

Il contatto con l’esterno incide sul mio umore, sparpaglia le carte e cambia le prospettive, non stravolge ma mi obbliga a pensare su un piano diverso. Non sempre mi piace quello che scrivete ma certe volte il contatto mi colpisce e resta impresso

giovedì, dicembre 26, 2024

al di qua

Al di qua del blog che voi leggete c’è un mondo che lascia di sè soltanto un riflesso lontanissimo di me e di voi; solo la musica che siede in un angolo della stanza quando si alza maestosa può regalare almeno un’idea di quanto è accaduto qua dentro. Ma molti di voi non l’ascoltano e non sapranno mai dove è andato a riposare per sempre il pensiero di me che scrivo.

mercoledì, dicembre 25, 2024

vi guardo

Vi guardo - Lesse si compiacque e si voltò di lato: l'imbarazzo rientrò in lui e gli regalò quel silenzio in cui le altre parole, quelle che non si scrivono, ci guardano e amorevolmente ci guidano.

martedì, dicembre 24, 2024

PENELOPE -

Penelope, l’inutilità che di mattina spaventa e immiserisce a sera ti cambia la prospettiva. Vive in un tempo lunghissimo di cui solo pochi riescono a intravedere la schiena che l’altra faccia della vita dipana. Io ho bisogno di luce e cantucci in attesa di spazi infiniti che ben conosco.

lunedì, dicembre 23, 2024

nascondere la tenerezza

Non posso scrivere diversamente da come scrivo, sono così; l’amore e la passione di cui parlo non sono forse anche vostri? Perchè vi destabilizza pensarlo? Per secoli l’uomo ha parlato d’amore e scritto d’amore e imprecato contro l’amore e i suoi poeti. Ma l’amore anche quello immaginato sussurrato fotografato descritto e bloggato è un sentiero difficile e pericoloso da percorrere. Perchè l’amore, fuori da noi, è sempre discutibile e osceno nasce come una magia intatta e subito dopo, a contatto col mondo, si ossida in una maschera volgare. Alcuni mi hanno invitato ad essere più tollerante tout court e a provarci ancora; io dico ricominciamo in un altro post, ho ancora alcune confessioni strabilianti da fare e sono un uomo che nasconde la sua tenerezza per non farsi troppo male.

domenica, dicembre 22, 2024

due binari

In questa casa che io chiamo scrittura ho portato quasi tutti i miei pensieri dispersi, è probabile che per un certo tratto io sia riuscito anche a farvi da guida. Fino ad un certo punto… poi si corre su due binari ed è scomodo, signori, scomodo e pericoloso. Il primo binario si chiama Memoria Storica: percorrendolo ti vengono incontro le verità rimosse, le stragi occulte, gli accordi segreti tra potere istituzionale e mafie, le morti sospette e anche il curriculum dei voltagabbana mendaci e ridicoli. Il secondo è privatissimo, si chiama Ricordi ed è il buco dove ho nascosto la mia memoria, gli amori sbagliati, le illusioni perdute, la mia infanzia sognante, i miei anni di piombo col loro carico di vittorie e di sconfitte.

sabato, dicembre 21, 2024

tempo sospeso

Quando diciamo o leggiamo la frase "navigare in internet" non rassomigliamo forse il nostro scorrere questi e tutti gli altri luoghi ad una navigazione nell'oceano? Perchè è esattamente così: un viaggio probabilmente interminabile nello spazio esterno e infinito dell'etere. Qui il tempo ha una valenza diversa, qui un anno ne vale dieci e se te ne vai è quasi scontato che di te e della tua opera nessuno dopo un po' si ricorderà; svaniremo tutti senza remissione. Così posticipare le pubblicazioni dei miei post in un futuro o comunque togliere alle date di pubblicazione qualsiasi valore reale significa disorientare e perdere tutti i contatti e far sì che nessuno ricordi cosa avevi scritto, l'oblio nella sua accezione più perfetta! Questo è il mio tempo sospeso.

venerdì, dicembre 20, 2024

ASTRAZIONI

Adesso che sei passata

e sei tornata

adesso ti insinui mentre ti guardi

in giro.

Tra un po' sarai col dito alzato

e una sintassi controversa a giudicare

analizzare

sfoltire

immobilizzare questi ultimi anni.

 

E ti ho detto dei recenti silenzi:

mi hai risposto che erano troppo

rumorosi.

E mi hai detto che insopportabile

e' il lento trascorrere

del tempo appresso senza un pugnale

che blocchi il passato alle proprie responsabilita'.

Magnifica e furente eri mentre squassavi il

presente e infierivi sui miei ricordi.

Mi hai amato? Ti ho amato?

Ci siamo rincorsi?

Ci siamo persi?

Eri senza di me nell'altro tempo

quello che tu dici di

bilanci?

E ti ho detto che non di bilanci

di analisi rilette

e affettuose sino alla morte

e' ora il momento.

Questo e' tempo di astrazioni,

di follia immediata

per me e per te

di un unico amplesso

sbagliato

da ricordare come l'amore

che, trovandoci senz'altro riflessivi,

di noi si e' disgustato.

Adesso che sei passata dentro i miei

occhi

e sei tornata per l'ultimo

ritardo.

giovedì, dicembre 19, 2024

la tua misura

Sempre bella ma soprattutto sensuale: cammini per le stanze con quel passo che dice guardami, ammirami adesso che dopo non è detto che ti ricapiterà di nuovo. Lo dici a me e ogni cosa si muove in modo fisiologico come se non potesse andare diversamente. Indossi un abito colorato, sembra fatto su misura, ogni cosa la porti sulla tua misura ed io mi sono sempre adeguato con piacere. La tua misura tanto lontana dalla mia, la tua vita inciampata dentro la mia. Non siamo cambiati per nulla e il mio desiderio fisico di te non terrà mai conto del prima e nemmeno del dopo: siamo sempre in questo presente elastico e modulabile a volontà. Sai farlo, sappiamo farlo, sappiamo eccedere come se il tempo e lo spazio fossero infiniti. Un gioco passionale che si spegnerà stasera quando i gelsomini bucheranno la notte col ricordo del loro profumo e noi saremo uno dinanzi all’altro. Astrazioni l’ho scritta così, era dentro di noi, l’ho fissata per ricordare la tua bellezza e il mio sogno; né l’una né l’altro si salveranno, non passeranno la notte senza il mio viatico. Il tuo? Ma già so bene che sorvoli su tutto e tutti, che glissi, che cambi mappa e itinerario che ami solo il tuo riflesso perché nessuno è mai riuscito a posare una mano sulla tua anima. Nemmeno io ma ci sono andato vicino. Astrazioni è nata così.

mercoledì, dicembre 18, 2024

compiacere

Tu sai perfettamente come compiacere un uomo ed io come fare lo stesso con una donna: che l’omologazione sia ancestrale o meno non ci tocca poiché sappiamo denudarci benissimo ugualmente. E mentiamo spudoratamente mentre lo facciamo.

martedì, dicembre 17, 2024

piove

Senti ti sono amico io, l’unico che hai, raccogli tutto, metti in stiva e parti! Non è questa la costa dove andrai a spiaggiarti come la balena che sei. Esci dagli schemi e giocaci, chi può impedirtelo? Se esiste un “grande sogno” è questo ed è infinito…non ti accorgerai nemmeno di morire. 
Piove, meravigliosamente piove, l’acqua detta un ritmo diverso al mio tempo, lascia dentro di me pozze piene di riflessi tremolanti: vi sbircio dentro e l’uomo che sono ritorna bambino con contorni imprecisi e molti sogni ancora da afferrare. Prima del grande secco dell’anima. Riapro lo stesso foglio oggi come se fosse il richiamo di una stagione che torna, di una speranza che cresce. Di un sogno che non muore.

lunedì, dicembre 16, 2024

siamo fragili

Tutti quelli che hanno un minimo di testa, che hanno amato davvero e quindi sofferto, tutti quelli che sanno mettere nero su bianco parte della loro vita intellettuale ed emotiva sono fragili, nessuno escluso. Non nego che la mia esitazione nello scrivere in privato è anch’essa legata alla mia fragilità e alla pletora di batoste prese sul web a causa dei miei blog. Siamo fragili ma questa è la conditio sine qua non affinchè io scriva: se fossi l’uomo scioccamente definito e sicuro, quello senza dubbi e dispensatore di certezze non avrei mai scritto un rigo, soprattutto in rete.

domenica, dicembre 15, 2024

un uscio stretto

La mia vita assomiglia sempre più ad un uscio stretto, un accesso quasi nascosto e impersonale. Oltre quel piccolo varco c’è il mio mondo, lo spazio perenne dentro il quale vive la mia libertà. Bella e splendente come nessuna parola potrà mai dire. E’ la dimensione in cui vorrei restare ed è finora il mio cruccio continuo. Chiudo la porta dietro le mie spalle e di quel benessere resta solo per qualche breve periodo l’eco sempre più lontana. Non posso fare altrimenti: le pagine vivono qui, mi attendono, tornerò un giorno e più nulla mi separerà da esse. Addio cavaliere; ora posso partire anch’io. Il lungo giro dei commiati è terminato. Vado altrove alla ricerca di qualcosa che m’appartenga direttamente, senza mediazioni familiari, che sia esclusivamente mio, qualcosa che mi faccia uscire da questo volano infinito di memorie. Parto e non mi accorgo che sto fuggendo.

sabato, dicembre 14, 2024

siamo altro

Enzo è qui dietro i tasti, una laurea in medicina e un’altra vita 2000 chilometri più a sud. A chi mi chiede e si chiede se ho mai la tentazione di rivedere certe moviole, se ne valga la pena non posso dare una risposta sicura, il tempo ci trasfigura e le lunghe assenze sono un colpo al cuore: una mano regala piacere e commozione, l’altra ci sega via una fetta di vita e di illusioni. Gli altri amici che, come me hanno, la fortuna di risiedere oltre lo stretto, godono di consuetudini che annullano i “colpi al cuore” prima descritti. Da fuori sembriamo solo più o meno invecchiati. Siamo altro? Vito direbbe: “Mah. Palma sarebbe sicura che sì, c’è dell’altro. Cinzia direbbe che siamo fermi come scemi a 20 anni. Io dico che siamo scie di comete…una traccia la lasciamo sempre in questo cielo. Spero ce ne sia un altro, un altro dove Tizzy sia ancora disposta a baciarmi e a insegnarmi a scrivere. Chi può dire cosa siamo veramente, quanto sia rimasto dei nostri cuori, delle nostre sorprese? Questo viaggio non vi darà nessuna certezza…la vita in fondo è una magia.

venerdì, dicembre 13, 2024

un quadro appeso

Io sono nel tuo sguardo un quadro appeso, un sogno capovolto e sottovetro che tu ogni tanto spolveri di un bacio. Lo scorcio pittoresco in un giardino abbandonato a rovi e rampicanti. E morde il fianco, questo silenzio aguzzo, e sbianca il cuore: tutto il suo rosso palpita sul muro. Forse un giorno ci passeremo accanto in una città qualsiasi, senza conoscere i nostri nomi, ci passeremo accanto, e come foglie che cadono dallo stesso albero, i nostri nomi non avranno né un significato né alcuna importanza. E allora sarà più facile riconoscerci.

giovedì, dicembre 12, 2024

replay

Infine ci voleva del tempo per capire, un tempo non definibile, breve o lungo che fosse. Tu eri appunto il mio tempo, quello che mi serviva per raccontarmi nei gesti più disparati e apparentemente lontani. L’amore era un patrimonio enorme e noi non potevamo contenerlo tutto… si apre un interruttore, un giorno, e poi a ondate la vita ti porta via come un fiume in piena e tu non puoi rifiutarti di essere diverso da prima! Il treno mi distanziava come un replay al contrario.

mercoledì, dicembre 11, 2024

Claudio Lolli

Per un ragazzo di oggi gli zingari felici di Claudio Lolli o “la casa di Ilde” di De Gregori devono per forza suonare diversamente; chissà, forse l’impatto iniziale è maggiore rispetto al mio ma mi domando se la sorpresa c’è, se il senso di apertura che io provavo allora esiste ancora. “ Le nostre braccia arrivano ogni giorno più lontano…è vero che non ci capiamo e non parliamo mai in due la stessa lingua”.

martedì, dicembre 10, 2024

il mio modo

Non tocca certamente a me giudicare il MIO MODO di scrivere, quello che voglio è farmi capire dentro, essere capito, depositare dentro la vostra testa l'emozione che mi ha fatto scrivere; la mia liberazione e l'unico senso possibile della mia esperienza in rete sta tutta lì.

lunedì, dicembre 09, 2024

c'è altro

Non scriviamo solo perché ci piace o ci conviene, non lottiamo solo perché ci ha convinto qualcuno/a, non agiamo sempre e comunque secondo l’assioma stampato nel 1867, ci hanno ingannato anche in quel caso, c’è dell’altro. C’è la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore e il senso di vuoto davanti ad una ragazza nuda e fremente, le cose che ci tengono in vita sono queste. Più nascoste, apparentemente più banali e scontate, ma che lavorano continuamente su un piano che non troveremo mai né su un testo di Bentham né su uno di Engels.

sabato, dicembre 07, 2024

Prima

Prima dei blog le parole uscivano più lentamente sulla carta, c’era tutto il tempo di vederle crescere e spalmarsi sul bianco come spose in attesa del principe azzurro: il mio antico vizio non si confrontava con nessun altro pretendente, mancava lo stimolo perverso del contraddittorio col suo carico di fine annunciata. L’astrazione è parte della mia vita da sempre: è una fuga dagli orrori (anche concettuali) e dalle mediocrità. Vado via, mi allontano e guardo le cose in una prospettiva meno asfittica, in fondo scrivo alla stessa maniera o almeno ci provo. Mi distraggo ogni tanto…cambio luogo, scrivo altrove, leggo altrove, poso lo sguardo su ciò che aborrisco di più, ne sono capace, voi?

venerdì, dicembre 06, 2024

aria

Siamo aria e non è una cosa disprezzabile; vorremmo essere liberi, almeno, di esprimere con sincerità quello che abbiamo dentro. E ci relazioniamo con gli altri e il blog diventa una rete enorme, volendo, un mezzo fantastico per dirci qualcosa. Allora qualcuno mi spieghi perché NON E’ COSI’. Ognuno col suo branco, questa è la legge nel mondo reale ed anche sul web.

giovedì, dicembre 05, 2024

livello basso

Sono sconfortato, in molti casi non vi si può leggere. 
Ci ho provato lo giuro ma il livello è troppo basso e la presunzione di scrittura troppo alta. Poiché non sta bene criticare direttamente gli autori e non è nemmeno possibile scrivere delle mezze verità, io resto nel mio con questi testi. Testi da blogger senza pretese da premio letterario, senza ricerche di strategie sintattiche, senza inutili discussioni fra letterati mancati (discussioni ancor più ridicole di tutto il resto). Ci ho provato ma quello che pensavo mesi fa quando il meccanismo delle relazioni virtuali e della scrittura in rete si è frantumato del tutto, quell'idea maledetta torna sempre a galla. Non vi seguo più e resto qui per i fatti miei come posso: io sono solo un blogger.

mercoledì, dicembre 04, 2024

incapacità

Non riesco più a leggere la blogosfera con la serenità necessaria, fondamentalmente ne provo spesso fastidio; in certi casi carezzo in segreto le pagine dei miei amici di sempre e non riesco a capire il senso dei loro contatti in rete; mi sembra contradditorio, forzato, una concessione alla umana necessità di piacere e di farsi blandire ogni tanto. In questa incomprensione si trova tutta la mia distanza incolmabile fra il desiderio palese di continuare in modo nuovo e decente e la obiettiva incapacità di farlo il blogger.

martedì, dicembre 03, 2024

ho scelto sono

Un mondo fatto di parole, qualche immagine e della musica, aria… aria e immaginazione. Io posso metterci qualunque cosa dentro, anche quello che chi scrive non si è mai sognato di dire…e questa è una cosa terribile. E’ l’aria, la mancanza di identità che ci fa volare via, ci svena, ci esalta, ci stupra ci inganna e ci affascina. Qualcuno invoca i doppi sensi, perchè non i tripli o i quadrupli dico io? Proviamo a ritornare elementari. Minimi. O ci fidiamo di quello che siamo e non rivendichiamo sovrastrutture che non ci servono, oppure muoviamoci circospetti come una belva assediata dai cacciatori. Ho fatto la belva per qualche tempo e sono pieno di cicatrici, però mi fido del mio intuito: c’è del marcio in Danimarca ma non bisogna prendersi troppo sul serio, sono in pochi a saper recitare il monologo “essere o non essere”. Io per esempio mi sono stancato: ho scelto sono e chi s’è visto s’è visto.

lunedì, dicembre 02, 2024

aiuto

Ma se questa terribile stagione dovesse macerare il sogno di comunicazione? Se arrivassero cose nuove me lo scriveresti? Ed io le scriverei? Oggi temo di non essere più in grado di comunicare niente. Dovrei dirti di tutte le cose che non vanno? Assediare la tua mente con facsimili delle storture uguali a certe tue che solo intuisco? Meglio sarebbe raccogliere gli ossi di seppia del passato, delle estati a mare, delle ragazze con la pelle abbronzata e del desiderio di fare l’amore per l’amore…tanto domani sarebbe stata una bellissima giornata. Mi attraversa ogni tanto il ricordo di quel tempo, una stilettata, un’apnea da lasciarti senza fiato. Aiuto! Grido. Aiuto, affogo in tutta questa vita! Lasciatemi marcire nel mio vecchio e accidioso autunno. Non voglio morire, non voglio finire in nessun modo. Datemi un’altra dimensione, un altro mezzo, un altro ballo, un’altra finestra da cui guardarti perchè, lo sai, non posso fare altro. E se altro ci fosse non è detto che sarebbe meglio di queste righe battute sulla tastiera di un Pc.

sabato, novembre 30, 2024

come se

Mascheriamo il niente e lo trucchiamo da primo attore, il resto della compagnia l’abbiamo licenziata. Io scrivo come se tutti i miei fantasmi avessero vita vera, le maschere che porto mi illudo di averle costruite io: ho una password, una tastiera e il sipario si è già alzato. Scrivo “come se”, vivo allo stesso modo.

venerdì, novembre 29, 2024

sviluppi trascendentali

Se ami non fai l’amore, ce l’hai dentro e lo tiri fuori, non ti vedi mentre lo fai e quindi non hai nessuna pruriginosa fantasia sessuale. Non c’è sesso nell’amore ma solo sviluppi trascendentali di una nobiltà eterna che hai come patrimonio da spendere. E lo spendi male, sempre. Il concetto di piacere sessuale sta stretto dentro il mio amore: prima no, prima ci stava benissimo ma era un’ipotesi.

giovedì, novembre 28, 2024

tutto già detto

A mio parere abbiamo già detto tutto, quelli come me possono al massimo ripetersi, passando dal ridicolo all'agiografico o dallo storico appassionato all'incisivo sintetico (vedi twitter); in pratica abbiamo fregato le nuove leve della blogosfera e l'unica cosa che possiamo fare è sparire per dar loro l'illusione che ci sia veramente aria nuova in giro.

mercoledì, novembre 27, 2024

dall'immaginazione

La scrittura nasce dall'immaginazione di sè nel mondo, inizialmente è esigenza intima e personale ma credo che nessuno poi abbia rinunciato alla comunicazione della propria esistenza intellettuale. Scrivere è un atto di fede verso il mondo, puntualmente disatteso. Solo ad un blogger che non comunica la propria esistenza e chiude qualsiasi interloquio posso credere che scriva per se stesso, astenendomi da qualsiasi giudizio. L'analisi arriva solo a chi si espone, l'opinione nasce solo da chi esprime pubblicamente ed è lì il cuore del problema: non comunicare facendo finta di farlo. Utilizzare il corpus scientiae acquisito come arma contundente, travalicare a bella posta i confini della comprensione (anche quella di elevato spessore) per dirsi esistenti nonostante il resto si chiama accademia e resta vacua anche se espressa in termini di assoluto valore, inaridisce nel chiuso della propria stanza pensante. Anche noi orpelli esterni e plaudenti faremo la stessa fine.

martedì, novembre 26, 2024

sirene

So benissimo che c’è un prezzo da pagare per prostituire il proprio pensiero scritto ad una qualsivoglia rendita economica. Scrivere mi piace, tanto, è la mia unica grande liberazione, se la vendo muore: non subito magari ma prima o poi morirà. Le sirene lo sanno e continuano a cantare.

lunedì, novembre 25, 2024

eremo

I post che trovate qui sono chiari e non necessitano di fantasiose interpretazioni. Li ho scritti quando ancora credevo che scrittura fosse sinonimo di civiltà e solidarietà (i siciliani lo pensano spesso) ma mi sono reso conto che in rete da noi significa soltanto spocchia di un ben definito colore politico, chi è fuori dal coro è un mentecatto!!! Da questo remoto eremo in cui mi sono rifugiato tutto appare superfluo ma il grande desiderio d’eternità non è scomparso non possono essere le piccole quotidiane mediocrità a soddisfarlo, forse un’antica ragazza dagli occhi verdi aperti su inquietanti orizzonti potrà darmene la chiave. Vivo per questo e non ha importanza se sia o meno un’illusione. Io sono andato oltre. Chi può dire cosa siamo veramente, quanto sia rimasto dei nostri cuori, delle nostre sorprese? Questo viaggio non vi darà nessuna certezza... la vita in fondo è una magia.

domenica, novembre 24, 2024

finestra commenti

Dietro ogni commento c'è un mistero e una persona, usatelo bene.

sabato, novembre 23, 2024

a certe condizioni

Potrei dirvi che si apre un blog se si è in grado di scrivere decentemente e che non penso sia scandaloso affermarlo. Ma non c’è solo la cifra stilistica e letteraria a dare il via alla nostra espressività di blogger, conta molto anche quello che si ha da dire, le proprie esperienze, sensazioni, emozioni. A volte esse sono così pregnanti da non aver bisogno di abiti sintattici particolarmente eleganti. Se fosse possibile avere l’uno e l’altro sarebbe perfetto! Ma tra la perfezione e il nulla posso accettare una miriade di posizioni intermedie. Però l’indole non cambia, i desideri nemmeno e quando incontro stronzate assolute, ecco in quel caso io perdo le mie inibizioni… Perchè deve esserci un limite all’insipienza e alla volgarità profonda dell’uomo, un argine alla sua arroganza spacciata per sapienza e civiltà; la blogosfera è piena zeppa di escrementi e, col suo meccanismo virtuale, ha generato mostri ed essi si sono riprodotti.

venerdì, novembre 22, 2024

nulla da fare

Non aver più nulla da fare, questa è la sensazione che da qualche giorno mi trascino dietro: guardo queste pagine e non ci scrivo sopra. Guardo anche l’umanità che mi scorre accanto e non le dico niente. Stamattina pensavo di essere niente. Anche ieri sera mentre facevo l’amore con la ragazza del bar pensavo la stessa cosa.

giovedì, novembre 21, 2024

l'idiozia della rete

Da molto tempo sto vivendo “l’idiozia della rete” in certi contatti e in certi commenti, la sento fatua e sciocca mentre mi fruscia accanto aspettando di contagiarmi e uccidermi a modo suo. Non sarà così! Morirò altrove con le parole scritte addosso e su un foglio di carta stampata: il senso vero e il cuore con l’emozione che si porta dentro sono già nell’aria, queste stanze sono un albergo provvisorio. La casa vera è dentro il nostro riconoscersi.

mercoledì, novembre 20, 2024

le cose scritte

Mi domando talvolta se un blog possa vivere di vita propria. Le cose scritte restano per definizione ma crescono? E se è così dove vanno e qual’è il loro destino? Un amore o una sconfitta raccontati e centellinati dentro le parole battute su una tastiera, cristallizzati in una dimensione a parte che non è quella del divenire quotidiano, emozioni così, cosa diventano poi negli occhi e nella mente di chi legge magari a distanza di molto tempo?

martedì, novembre 19, 2024

un modo connaturato

Scrivere, già scrivere… una specie di modo connaturato da sempre in me. Bambino e poi, via via, adolescente e giovane inquieto e distratto da troppe cose. Scrivere. Per confrontarsi con se stessi, per piacere o per ripercorrere emozioni passate troppo velocemente. Scrivere per scrivere? No, quello mai. Scrivere semmai per ricordarsi di vivere scrivere nella speranza che l’idea, il senso si fermino anche solo per un attimo e si lascino accarezzare. Sui blog si scrive? Apparentemente sì. Si discute? Ho seri dubbi al proposito, direi piuttosto che più spesso sui blog ci si prepara ad andare in scena sperando di aver fatto una buona opera di proselitismo.

lunedì, novembre 18, 2024

la stanza segreta

La stanza segreta è qui e adesso, è una storia iniziata molto tempo fa. E’ l’attimo in cui arrivi a quella comprensione che ti sfugge da sempre. E’ un legame profondo, irrinunciabile, uno scrivere e pensare da lontano con una vicinanza intellettuale rara. La stanza è un simulacro dell’illusione di poter condividere ma è anche la definitiva sconfitta di un sogno leggero e invidiabile. Era risaputo, era scontato che l’apertura della porta avrebbe portato con sé una sospensione infinita di questo spazio. La preda si libererà dall’amo con uno strattone e libererà finalmente anche me: un segno di affetto profondo. Io non ho rimpianti, stare qui mi è piaciuto davvero, condividere anche i disaccordi o le reprimende ancora di più. Ma vi sono cose che non è possibile raccontare, forse solo intuire. Grazie a tutti quelli che anche solo per un momento hanno posato lo sguardo qui ricordatevi di me senza astio, amate la scrittura e la vita uccidete le ideologie e i luoghi comuni. Se attraverserete lo stretto e annuserete il senso della mia terra io sarò lì sarò ancora vivo.

occasioni

Amo le occasioni ma esse mi sfuggono sempre di mano mentre io vorrei che restassero eterne

domenica, novembre 17, 2024

Omologazione

Benvenuti qui! Siete su OMOLOGAZIONE NON RICHIESTA, il mio primo blog che oggi compie 12 anni. Contiene alcuni post che io ho amato moltissimo, essi sono stati il nucleo principale da cui nel tempo ho ricavato gli altri dispersi poi con evidente noncuranza per il web. Non mi sono pentito di averlo fatto, la componente ludica e di "sperimentazione" che l'ipertesto prevede non mi ha mai abbandonato, la fede nella comunicazione reale e nei contatti avuti qui invece se ne è andata ormai da un certo tempo. 
Omologazione è un blog chiuso, una testimonianza del mio mondo intellettuale ed emotivo perchè ho sempre scritto così spogliandomi in un contesto che io pensavo fatto da gente matura e che purtroppo si è rivelato pieno di conformisti di tendenza persino privi di educazione. Non posso rinunciare all'espressione scritta, è stata la via elettiva per comunicare col mondo fin da bambino, adesso che i capelli son tutti bianchi la mia scrittura si è fermata così in un tempo sospeso, l'unico forse che mi compete. Non avevo pensato di chiudere, avevo solo abbandonato questo guscio su una sedia e il corpo altrove. Ma entrambi soffrivano per la reciproca lontananza. Poi qualche giorno fa, ripassando su queste pagine ho capito che non era giusto, che comunque questo guscio era carico dei miei umori e che doveva vivere, a modo suo, con un tempo diverso, ma doveva vivere. 
Devo confessarvi che spesso negli ultimi mesi ho avuto fortissima la volontà di sempre: cancellare tutto! Eliminare del tutto le tracce del mio passaggio perché questa parte di me, che dovrebbe essere la più intima e amata, mi fa star male da morire, evidentemente c'è qualcosa che mi sfugge e che non so controllare. Ho pubblicato tutto o quasi quello che si è salvato nella pletora di traslochi da un blog all'altro da una piattaforma all'altra, da un tentativo all'altro, da una sconfitta all'altra! E' trascorso molto tempo, gli scritti non sono mutati, hanno ancora almeno un residuo di valore? Non devo dirlo io permettetemi. Io posso solo dirvi che si è girata la pagina in modo definitivo: siamo così fragili! Qui trovate il cuore di tutto ciò che ho pensato e scritto in rete e per la rete; ho sempre avuto un atteggiamento contraddittorio e ondivago verso il web e mi pare evidente che esso non poteva essere digerito dalla gran parte dei blogger. Lo ritengo fisiologico. 
Partendo dai miei furori e dalle mie cocenti delusioni ho cercato il modo affinchè la scrittura dei miei testi vivesse al di là della mia reale presenza accanto ad essi: nel mio progetto questo insieme potrebbe continuare così come lo state leggendo per altri mesi poi finirebbe per inedia. Io potrei già non esserci più in tutti sensi ma se esiste un modo di restare è questo. Scrivere e lasciare queste righe che possano essere rivedute, rilette e riconsiderate. Non cercate un nesso logico, concettuale o temporale preciso in ciò che leggerete, non c’è altro che assoluta libertà qua dentro, solo un riflesso di una dimensione che per intero non poteva starci tutta su una pagina ma che ad essa fa riferimento. Riguardo quello che ho scritto negli ultimi ventanni, alcune cose sono così legate alla mia intimità che adesso mi meraviglio di averle palesate in pubblico: forse molti problemi sono nati da questo eccesso di confidenza, ma non ho mai saputo scrivere diversamente. Questi testi sono gli ORIGINALI e sono protetti dal COPYRIGHT, le immagini che ho scelto per corredarli non sono mie, le ho prese dalla rete, per i problemi connessi ai loro autori e quindi per la loro eventuale rimozione comunicatemelo con un commento sotto il post. Le date dei post sono tutte fittizie tranne questa. Domani scendo sotto Siracusa, piano piano, mi fermo dalle parti di Vendicari, scelgo un eucalipto frondoso mi appoggio al suo tronco e mi perdo sulla linea azzurrina del mare. Voi non potrete vedermi ma sorriderò.

sabato, novembre 16, 2024

l'abisso

Ho esagerato, lo faccio spesso ma dentro quella vertigine che mi prende si nasconde l’abisso: da qualche giorno cammino costeggiando un luogo strano e pericoloso, credo di averlo sfiorato altre volte in questi ultimi anni ma adesso ho deciso di visitarlo con morbosa attenzione. Mi fa paura ma mi intriga ancora di più. Sono certo che mi appartiene così come mi appartiene il senso di vuoto cosmico che aleggia sulla mia testa da sempre.

venerdì, novembre 15, 2024

sono peggiorato

Sono diventato duro e fragile, nervoso e arrogante più del dovuto ma, soprattutto, sono diventato guardingo, qualcosa di nettamente contrario alla mia natura, qualcosa che è il segno delle ferite ricevute e non digerite. Eppure basterebbe poco, basterebbe un minimo di intelligenza, basterebbe separare il web dal privato (ci sono le mail) e lasciarmi in pace a riempire di parole il vuoto. Altrimenti un uomo come me soccombe.

giovedì, novembre 14, 2024

interloquio

Il cosiddetto interloquio personalmente è stato deleterio per me, ribadirlo e ridiscuterne i termini è inutile, servirebbe solo ad alimentare il livore che molti hanno nei miei confronti. Preferisco fare come trovate scritto: lasciare libera la porta per leggere e guardare oltre secondo logiche diverse. Commentare per me è un gesto serio. È un gesto nobile e dovrebbe avere un senso che mi sembra ormai sconosciuto nei blog. Non ho cambiato idea: la rete è troppo piena di cafoni/e pericolosi e malvagi.

mercoledì, novembre 13, 2024

un vetro opaco

Il vetro opaco che divide il mio mondo dalla immaginazione che chiunque di voi, senza colpe, se ne è fatto, rimarrà la dove è sempre stato, la responsabilità terribile di raccontarvi volute bugie o più che dignitose mezze verità ricadrà esclusivamente su di me: non vi dirò dove e se c’è il trucco, non vi chiederò nulla ma pretenderò molto. Quando le prove d’orchestra saranno terminate, nessuno di noi riterrà queste questioni importanti. Volgeremo tutti il volto verso l’origine della musica e sorrideremo finalmente riconoscendoci dentro il suo divenire.

martedì, novembre 12, 2024

l'ombra del silenzio

Guarda i miei geroglifici, avverti il sapore della inutilità. Questa notte come le altre in fila ad attendere un'altra vita e un altro senso. Dopo aver scritto penso sempre che a queste righe non ne potranno seguire altre, che queste righe siano totali e intoccabili, sintesi perfetta della fine e del nuovo inizio: una clessidra e noi polvere là dentro. Questo mi uccide, questo è appunto l’ombra del silenzio per il quale non c’è descrizione possibile. Ho provato a pensare di aver scritto ieri o l'altro ieri, poi mi sono perso nell'oggi. Ho ucciso il tempo ma esso mi insegue: questo è il suo epitaffio.

lunedì, novembre 11, 2024

in giacca e cravatta

Mi viene facile e scontato dire che non sono stato compreso, è quasi ridicolo, ma questo mezzo di comunicazione, lo ripeto, si sta autodistruggendo per un fatto semplicissimo, lasciate che sia un siciliano a dirlo, per mancanza di cultura tout court, per aver preferito la semplice e veloce strada delle ricette prefabbricate e delle minchiate ad uso e consumo delle ideologie (del sesso o della politica non ha importanza) delle piccole mediocri beghe tra blogger al confronto vero tra teste ed esperienze. Sinceramente mi pare incredibile che debba essere un siciliano del secolo scorso, cresciuto a educazione, misura e giacca e cravatta a ridicolizzare l’incredibile e volgare “galateo da rete” che di fatto si è impossessato della maggior parte dei blog.

domenica, novembre 10, 2024

Irredimibili

Dando per scontato che ognuno sul suo blog è libero di scrivere come e ciò che vuole non si può negare che esistono dei criteri e delle misure che vengono universalmente conosciute come valide; una sciocchezza, una volgarità o un testo insulso e insignificante restano tali anche se correttamente scritti. Sono addivenuto alla conclusione che i blog sono irredimibili, che la percentuale di stronzi supera di gran lunga quella delle persone normali e desiderose di un contatto o di uno scambio di opinioni. La rete è lo specchio della società violenta e becera che domina questi tempi: una giungla crudele con poche oasi assediate da belve feroci. Puoi stare in rete solo come un castello assediato, pieno di spuntoni e fossati, difeso da armigeri e pronto a sollevare il ponte levatoio (LEGGI MODERAZIONE DEI COMMENTI).

sabato, novembre 09, 2024

un loop infinito

Non siamo anonimi, siamo persone che si mostrano in modo diseguale perchè siamo “unici”, almeno dovremmo esserlo ma non è sempre così, probabilmente non lo è mai stato: tutti d’accordo in rete, da una parte e dall’altra. Chi non si adatta sparisce dalle pagine. Le discussioni fungono da sfondo: le puoi modificare come un layout e aumentano l’ipnosi collettiva, oltre un certo limite diventano un loop che si ripete all’infinito. Non ci serve.

venerdì, novembre 08, 2024

Connaturato

Scrivere, già scrivere… una specie di modo connaturato da sempre in me. Bambino e poi, via via, adolescente e giovane inquieto e distratto da troppe cose. Scrivere. Per confrontarsi con se stessi, per piacere o per ripercorrere emozioni passate troppo velocemente. Scrivere per scrivere? No, quello mai. Scrivere semmai per ricordarsi di vivere scrivere nella speranza che l’idea, il senso si fermino anche solo per un attimo e si lascino accarezzare. Sui blog si scrive? Apparentemente sì. Si discute? Ho seri dubbi al proposito, direi piuttosto che più spesso sui blog ci si prepara ad andare in scena sperando di aver fatto una buona opera di proselitismo.

giovedì, novembre 07, 2024

utilità

A che serve un blog signori? Ognuno scrive quel che sa e può, Io scrivevo per commuovere nel senso latino del termine; cercavo di farlo perchè ero a mia volta smosso nell’animo, scriverne mi liberava, mi libera. Questo era il blog per me. Questo è quel che resta di me, forse di noi, una commozione. Non sono mai stato l’uomo che è capace di sorvolare nell’ambito di “più ampie e nobili prospettive”, nelle assemblee e nelle discussioni di una vita non digerisco la propaganda, l’ideologia pelosa e fine a se stessa, le adunate oceaniche e i trend di stagione.

mercoledì, novembre 06, 2024

su un foglio

Scrivere su un foglio non è la stessa cosa di battere i tasti neri di questo PC, non lo è affatto! Leggere un libro, lasciarvi dentro un segno o il cuore, riprenderne certe pagine e rileggerle, carezzare il dorso della copertina, infilarlo in una tasca e farsi accompagnare da lui durante la giornata non è come gestire un blog.

martedì, novembre 05, 2024

una presa in giro

Il marasma grezzo e spinoso di questi anni negati alla verità e dedicato invece alle bugie fanta commerciali di spread, ideologie, insulti e strategie mondiali, crollerà su se stesso. Si rivelerà per ciò che veramente è: una fantastica e ridicola presa in giro. Saremo già morti o risuscitati, non importa, saremo davanti all’abisso che ci governa da sempre e con esso finalmente ci confronteremo. Saranno l’amore, la poesia, l’aria e l’acqua di cui siamo fatti a sostenerci davanti al tribunale dei nostri giorni perenni, e sarà bellissimo e giusto riconoscerci nel segno antico e profondo della nostra vera essenza.

lunedì, novembre 04, 2024

Il relativo

Nessuna verità assoluta e davanti a me l’immenso spazio del relativo. Qui sono a casa mia, nella mia isola: in Sicilia il sembrare vero conta più dell’essere vero e c’è gente che su questo ha vinto un nobel per la letteratura cambiando il teatro del novecento. Io faccio molto meno, guardo il mare. Dall’altra parte ci sarà pur qualcuno che fa la stessa cosa.

domenica, novembre 03, 2024

placato

Placarmi un tempo mi appagava di più: mi restituiva la misura mia, il giusto senso del ritmo della mia esistenza. Non eliminava i motivi della discordia nè le basi ideologiche profonde di essa, le portava soltanto su un piano diverso e le mondava da inutili e controproducenti eccessi. Era così un tempo e così era, ma forse sbaglio, il mondo degli uomini che mi circondava. Non c’era internet, l’anonimato era relegato a ridicoli fogli bianchi scritti a stampatello o con caratteri trasferiti da altre fonti; al di fuori di ciò c’era il guardarsi in faccia o il non parlare del tutto.

sabato, novembre 02, 2024

Adamo di compagnia

Scrivere ha mutato abito, il mezzo travisato è un tasto immemore del fluido e della carta. Colloquiale non ha spazi, smarriti senza alcuna propinquità nemmeno trasversale all’incipit cartaceo: perdersi esulta infine anelando a nuova monade, nemmeno Leibniz avrebbe osato tanto. Eppure la molteplicità resiste inversa ai ritmi decisivi di una nuova comprensione, soma dormiente di alterità non condivise perché non condivisibili. Eccepire adegua, insegna, scompone in soluzioni immaginarie (cit), stupisce ma non lascia traccia questa metafisica occulta. Cercare nuove misure aborrendo per vezzo le antiche contraddice la nescienza oblata di coscienza di sé e una nuova serie di pratiche apotropaiche appollaiate sul dorso del lettore smarriscono l’orizzonte previsto e mai arrivato. Infine un breve suono dallo spazio interno chiude l’ora di ricreazione: alla prossima lezione di autoreferenzialità. 

Il blogger in questione è una scoperta di Marta: ne ha fatto un post che ha in coda una ottantina di commenti. Il post scritto da me come incipit, fuori dalle logiche che presiedono questo mio spazio, è un commento ma anche una critica feroce per dimostrare che basta una conoscenza universitaria di buon livello in lettere, un buon liceo alle spalle (il mio risale agli anni 60) e una certa confidenza nella scrittura per buttare giù in mezzora un nuovo corriere dello spirito. Però mi dispiace perchè Adamo se svolgesse la sua produzione con animo diverso forse potrebbe volare molto più in alto. La scrittura nasce dall'immaginazione di sè nel mondo, inizialmente è esigenza intima e personale ma credo che nessuno poi abbia rinunciato alla comunicazione della propria esistenza intellettuale. Scrivere è un atto di fede verso il mondo, puntualmente disatteso. Solo ad un blogger che non comunica la propria esistenza e chiude qualsiasi interloquio posso credere che scriva per se stesso, astenendomi da qualsiasi giudizio. L'analisi arriva solo a chi si espone, l'opinione nasce solo da chi esprime pubblicamente ed è lì il cuore del problema: non comunicare facendo finta di farlo. Utilizzare il corpus scientiae acquisito come arma contundente, travalicare a bella posta i confini della comprensione (anche quella di elevato spessore) per dirsi esistenti nonostante il resto. Si chiama accademia e resta vacua anche se espressa in termini di assoluto valore, inaridisce nel chiuso della propria stanza pensante, anche noi orpelli esterni e plaudenti faremo la stessa fine.

venerdì, novembre 01, 2024

fotogrammi

La nostra è una storia d’amore signori, ma a volte ci sono tutte le stelle del mondo che ci remano contro. Dovrebbe essere come in certi film, in cui lui guarda lei in silenzio, lei abbassa lo sguardo per un attimo e, il fotogramma dopo, si ritrovano in un’isola sperduta che passeggiano su un pontile andando incontro al tramonto. Come nei film. Il resto sono sciocchezze. Ho letto tempo fa che l’amore è matematica: sbagli l’equazione e il risultato non torna più.

giovedì, ottobre 31, 2024

Più e più

Niente è più forte di una comprensione che giunge accolta da un grande silenzio. Più vi leggo e più vi amo. Più vi leggo più mi allontano da voi: non per un malinteso senso di inconfessabile superiorità ma per una manifesta inadeguatezza di vivere tutte assieme le contraddizioni che in questi anni mi avete rovesciato addosso col mio goloso assenso.

mercoledì, ottobre 30, 2024

Un foglio cartaceo

Scrivere su un foglio non è la stessa cosa di battere i tasti neri di questo PC, non lo è affatto! Leggere un libro, lasciarvi dentro un segno o il cuore, riprenderne certe pagine e rileggerle, carezzare il dorso della copertina, infilarlo in una tasca e farsi accompagnare da lui durante la giornata non è come gestire un blog.

martedì, ottobre 29, 2024

un'abitudine

Sta diventando un’abitudine fuggire, prima era soltanto un brutto vizio, un modo subdolo di affrontare il rapporto con la cultura in senso lato. Non potendo, in mancanza di strumenti adeguati, impiantare un qualsivoglia tentativo di approccio culturale, ci si affida alla “scomprensione”, neologismo cacofonico e esteticamente laido. All’interno di questa attitudine mentale, vecchia quanto il mondo, si può tranquillamente giocare alla vestizione di non sense ridicoli e mediocri: nemmeno un sentimento vero o un’emozione sincera si possono salvare a lungo da questo gioco al massacro.

lunedì, ottobre 28, 2024

I commenti

I commenti sono un blog. Sono anche l’eternità del post quando esso merita di vivere. Però i commenti sono un gesto d’amore e l’amore è intellettualmente esclusivo nel momento in cui lo pensi, definitivo e terribile appena lo hai scritto. Quindi commentare seriamente è trasgressivo e induce la gente ad odiare il miracolo che si crea tra il post e quel commento.

domenica, ottobre 27, 2024

sofisma

Tra usare questo tipo di spazi ed abusarne il tratto è breve, stuprarli può essere alla fine la logica conseguenza. La parola di tutti noi è la nostra padrona: esiste un luogo in cui la parola influenza e modella le nostre sfere affettive e relazionali ed è questo. Non ha importanza per chi mi ascolta che io affermi la verità è più utile e in fondo soddisfacente che io lo convinca di esserne il latore, questo è l’antico assioma da sempre presente nelle pieghe della comunicazione. Sui blog o su un giornale, in un salotto o in aula parlamentare esercitiamo retorica ma senza sofismi e quindi senza cultura e questo è il motivo profondo delle nostre cadute dei nostri anonimati vergognosi e del nostro smarrimento diffuso. Abbiamo dimenticato l’arte di ascoltare, l’acuzie del particolare, quello che ci è restata è la paura di pensare. Non è possibile comunicare tramite il linguaggio ciò che è. Il linguaggio non ha nulla a che fare con la verità, non è possibile dire ad altri come realmente stiano le cose. Bisogna aprire uno spiraglio, una chiave segreta che non abbiamo mai calcolato: il sofisma per giocare con le regole dell’assurdo. Resta soltanto la cruda verità dell’impossibilità di comunicare. Bene chiudiamo i blog, non è un’idea malvagia visto il nulla che ci circonda.

sabato, ottobre 26, 2024

altrove

Non sono sparito, sto altrove: a due passi da qui dentro gli universi paralleli a questo mio. Leggo, certe volte mi fermo interessato altre passo avanti infastidito. E mi domando cosa accade quando qualcuno arriva qui da me.

venerdì, ottobre 25, 2024

L'idiozia della rete

Da molto tempo sto vivendo “l’idiozia della rete” in certi contatti e in certi commenti, la sento fatua e sciocca mentre mi fruscia accanto aspettando di contagiarmi e uccidermi a modo suo. Non sarà così! Morirò altrove con le parole scritte addosso e su un foglio di carta stampata: il senso vero e il cuore con l’emozione che si porta dentro sono già nell’aria, queste stanze sono un albergo provvisorio. La casa vera è dentro il nostro riconoscersi.

giovedì, ottobre 24, 2024

non sono alternativo

Molti ormai in rete si sono via via convinti che scrivere scemenze ben vestite ed obbiettivamente ostiche e quindi in commentabili sia il preciso compito di un blogger “alternativo”. Non sarò io certamente a convincerli della stupidità e sterilità di tale convinzione: i Blog come mezzo di scambio e comunicazione avevano dei limiti intrinseci che adesso sono diventati palesi, può darsi che durino (incredibilmente) ancora qualche lustro oppure che implodano schiacciati dal loro stesso vuoto interiore. La comunicazione cercherà altre strade, le finte chat altri attori, i falsi scrittori nuovi editori. Solo l’amore continuerà a macerarci l’anima perché non troverà né pace né assoluzione.

mercoledì, ottobre 23, 2024

Attenti!

Probabilmente ne siete già al corrente Il web è una giungla particolare e bisogna fare di necessità virtù. Se ci bazzichi da molti anni hai certamente incontrato molta gente ATTENTO! Mai lasciarsi prendere dalla tentazione di scrivere in privato, mail personali perchè potranno essere rivelate al pubblico. Non sorprenderti se qualche donna ti ritiene "cosa sua" se è colpita da furenti crisi di gelosia Sarebbe uguale anche in assenza di contatti reali! Non sorprenderti se qualcuno per farti dispetto inizia a rompere le scatole presso i tuoi contatti. Non puoi farci nulla e i tuoi contatti non escluderanno il disturbatore ESCLUDERANNO TE NEL PEGGIORE DEI MODI invitando i loro interlocutori a fare altrettanto. Useranno in poche parole lo stesso sistema che ti ha già massacrato. Non avrai nessun aiuto da nessuno questo comportamento è il miglior sistema per disintegrare un blog! Con me è stato usato. Attenti.

martedì, ottobre 22, 2024

Interloquio

Il cosiddetto interloquio personalmente è stato deleterio per me, ribadirlo e ridiscuterne i termini è inutile, servirebbe solo ad alimentare il livore che molti hanno nei miei confronti. Preferisco fare come trovate scritto: lasciare libera la porta per leggere e guardare oltre secondo logiche diverse. Commentare per me è un gesto serio. È un gesto nobile e dovrebbe avere un senso che mi sembra ormai sconosciuto nei blog. Non ho cambiato idea: la rete è troppo piena di cafoni/e pericolosi e malvagi.

lunedì, ottobre 21, 2024

non pretendo nulla

Per un pessimo interlocutore come me dover ammettere di non trovare contatti adeguati è veramente ridicolo. Ma è esattamente così. Scrivere in un blog sconosciuto e non commentato è un’opzione irreale, somiglia a certe commedie dell’assurdo, cose senza senso. Ma io sono arrivato alla conclusione che nella blogosfera sia dal punto di vista concettuale che da quello sintattico e letterario ci sia ben poco da spremere. I testi che lascio qui, sarebbe meglio dire abbandono, sono una traccia spedita nell’infinito del web. Non pretende più nulla, non cerca niente, vive di vita autonoma, era una parte di me, è rimasta tale. Addio

domenica, ottobre 20, 2024

Paraventi

Siamo su un palcoscenico ma non siamo sempre attori nonostante le nostre aspettative: più spesso siamo dei paraventi dietro i quali nasconderci.

sabato, ottobre 19, 2024

omeostasi

Trovare qualcosa per riempire il vuoto che riapriva scenari così lontani da non considerarli più personali, ecco cosa doveva fare assolutamente. Il vuoto si allargava e lui lo guardava immobile. Scrivere! Scrivere era la terapia giusta: lo aveva pensato quasi per sbaglio, non ci credeva fino in fondo. Scriveva da sempre senza pensarci, come un gesto fisiologico, solo un aspetto dell'omeostasi più vasta che governava la sua vita.

venerdì, ottobre 18, 2024

percorsi compiuti

Ho riflettuto a lungo sulla mia vita e sui percorsi compiuti: ad un certo punto ho avuto la sensazione che il tempo si fosse dilatato e, con esso, anche le alternative possibili. Ma non è così, non può essere così, appena esci dalla rada devi confrontarti con la possibilità di una tempesta o di un uragano. Quello che riuscirò a scrivere sarà la cronaca di un sogno a mezzaria fra questa stagione e l’altra che ho intravisto dentro la luce di un tramonto. C’è una realtà che conosco bene: stare da soli può uccidere; può lasciarti svuotato come una buccia che si sostiene per caso finchè un colpo di vento più forte la fa cadere e ne mostra tutta l’intrinseca debolezza.

giovedì, ottobre 17, 2024

luoghi comuni

Dovessi giudicare da quello che leggo sui giornali e nel web dovrei dire che l’ignoranza e una parte di analfabetismo è ubiquitariamente diffuso su tutto il territorio nazionale...e mi fermerei lì perchè i luoghi comuni non meritano altri onori secondo me.

mercoledì, ottobre 16, 2024

Uno spiraglio

Il linguaggio non ha nulla a che fare con la verità, non è possibile dire ad altri come realmente stiano le cose. Bisogna aprire uno spiraglio, una chiave segreta che non abbiamo mai calcolato: il sofisma per giocare con le regole dell’assurdo.

martedì, ottobre 15, 2024

illusioni

Credo di sapere dove mi dirigo e non mi piace; serve a poco ascoltare vecchie canzoni ma è bellissimo. Illusioni, ecco cosa rigiro nelle mani, illusioni forti e dure a morire, non allucinazioni: le voci originali in alcuni casi sono assolutamente insostituibili

lunedì, ottobre 14, 2024

Est modus in rebus

Nessuno di noi ha limiti, dovremmo una volta per tutte accettare la fantasia e i voli di tutti, solo i nostri pre-giudizi hanno creato questo insopportabile mondo virtuale più scemo e bigotto di quello reale. Incredibilmente stiamo mettendo malamente in pratica l’antico motto latino – Est modus in rebus- con modi prefabbricati e taroccati che delle cose non sanno nulla.

domenica, ottobre 13, 2024

inventarsi ragioni

Non so perché scrivo: mi sono inventato tante ragioni ma erano altri giorni. Questa notte non posso e non so. Il narcisismo non basta, la cultura non serve, restano solo i desideri ma sono contorti e senza parole: situazione paradossale, ho un bisogno disperato di parole ed esse si annullano ma mano che nascono. Cerchi l’armonia che hai sentito una volta e la insegui per una vita intera...quando infine ti accorgi di essere solo in tutto questo può essere normale pensare di lasciare cadere le braccia. Sono fragile, non lo nascondo, il senso d’inutilità per gente come me è sempre in agguato. Sono anche un peccatore, l’orgoglio è la mia malattia ed è una malattia grave. Cosa intendo fare? Niente, voglio anzi accentuare la separazione tra quello che ritengo di essere e quello che viene interpretato di me: non sono buono, non sono disponibile e sono meridionale. Mi piace esserlo nella misura in cui mi viene rinfacciato esserlo.

sabato, ottobre 12, 2024

due strade

Conosco solo due strade per sorvolare il mondo ed evitare la rassegnazione di esistere: la musica e la poesia, non c’è altro credetemi. Per ogni parola detta in versi c’è un universo in anticipo sui nostri sogni più vasti

venerdì, ottobre 11, 2024

elitarismo

L’elitarismo nei blog più che un rischio è una certezza! Penso che sia purtroppo inevitabile, non esistono parole per tutti (tranne forse che negli Evangeli) e non esistono blogger per tutte le stagioni. Forzare questo dato di fatto produce solo danni. Inevitabilmente parliamo e speriamo nella condivisione del mondo intero e altrettanto inevitabilmente dobbiamo poi accorgerci di quante siano in realtà le mani tese. In questi anni ho incontrato poche stanze veramente esclusive per qualità e profondità di scrittura, io ne sono lontano, la mia esclusività deve essere legata a qualcos’altro

giovedì, ottobre 10, 2024

la pagina

La pagina deve essere bianca e il segno scuro. L'idea deve contenere un sogno che sconfini nella passione, la memoria deve avere il coraggio di esistere. Il blogger deve credere di possedere la scrittura: solo così i segni sulla pagina vivranno più a lungo di lui.

Siamo europei

La letteratura e l’arte europea, in alcuni snodi fondamentali, sono state siciliane. Il metafisico poi e la particolare fusione di umori generati da una posizione e una storia al centro di un mare come il Mediterraneo sono solo un plusvalore che ciascuno può gestire come vuole; la poesia e l’assoluto che ne discendono non sono certo programmabili, sono, punto e basta.

mercoledì, ottobre 09, 2024

Vaticano

Credo che non siamo solo quel che si vede o si scrive, non finiamo qui e non siamo terminati col nostro termine organico: vorrei chiamarlo Dio ma l'entità religiosa ufficiale con la quale sono cresciuto me lo ha tenuto distante da almeno 20 anni a questa parte. Non è colpa del Signore ma di certe interpretazioni, non è colpa della Croce ma dei roghi accesi attorno ad essa dagli uomini di chiesa. Spesso è stato il Vaticano ad allontanarmi dalle manifestazioni pubbliche di fede.

martedì, ottobre 08, 2024

recinti

La tendenza a leggere solo una certa fetta di libri (o di blog) e ritenere il resto merda secca da evitare è troppo forte per il genere umano; recinti che ci proteggono, questo è quello di cui sentiamo il bisogno, non è quello che ci salverà da nuove dittature mentali.

una serenità lontana

Non c’è nulla che mi piaccia e mi intrighi più dello scrivere, non c’era bisogno dei blog per capirlo: tutta la mia vita lo racconta da quando ero solo un ragazzino con i pantaloncini corti. Io non chiedo comprensione, il web finora è un largo spazio apparentemente libero, in cui vige la legge della selezione naturale darwiniana: solo una parte di blogger resiste a lungo e, a mio parere ed escludendo me, non sempre la migliore. Non sarò certo io a cambiare questo andazzo comune tra l’altro ad altri mezzi di comunicazione di massa. Io cerco una serenità lontana.

ciao Zenit

Però nel relativo trascorrere del tempo, quando si apre il privilegio di uno spiraglio che permette di guardare la vera essenza, quando il relativo non riesce a nascondere l'attimo di assoluto, in quel preciso momento ogni cosa si ferma ed è per sempre. Non ci sono trucchi, ne sistemi particolari o strategie, ci sei solo tu che leggi ciò che ho scritto: se lo hai fatto tuo sarà tuo per sempre. Ciao Zenit

LA MIA DIMORA

Dirvi dove ho fissato la mia dimora è l’ultimo gesto di riguardo per il mio ego, spero lo perdonerete. Sulla piattaforma wordpress c’è l’altro clone di questi testi, una necessità legata al fatto che è molto difficile dialogare tra le due piattaforme. Vi lascio con un breve testo che comprende tutte le cose che ho dentro l’animo da anni, Vi lascio e vi guardo.  


Lesse si compiacque e si voltò di lato: l'imbarazzo rientrò in lui e gli regalò quel silenzio in cui le altre parole, quelle che non si scrivono, ci guardano e amorevolmente ci guidano.

sinfonia

Sono nato alla musica con l’armonia perfetta e complessa di un’orchestra sinfonica. Fu amore a prima vista ma l’amore chiede altro amore e allarga le sue braccia oltre le tue convinzioni di dodicenne affamato. Lo spiraglio si aprì nella tarda adolescenza, Oltre di esso c’era un mondo aperto e magnifico, il mio sogno perfetto si trovava lì oltre la porta: sono rimasto così.

sui generis

Siamo stati una generazione sui generis: in bilico su uno spartiacque affilato, quello che aveva impiegato secoli per mutare in tutti i campi adesso arrivava con una progressione stupefacente. Non eravamo preparati, in tutti i sensi, l’unico mezzo per sopravvivere era assumere l’atteggiamento spocchioso e arrogante che tanto ci rendeva lontani da chi ci aveva preceduto. Era solo una recita: costruita ad arte e pasciuta nel tempo da una auto referenzialità grandissima. Avemmo tutto, distruggemmo tutto con sublime superficialità. Tirammo su le gonne alle ragazze, avemmo il permesso di scoprire con grande facilità il loro nido segreto e loro ci ricambiarono con la monarchia assoluta della gestione del loro corpo e della loro vita, non ci conveniva ma prendere o lasciare. Prendemmo. Spazzammo via senza esitazione secoli di etica, società, convenienze sociali e religiose, un revisionismo profondo e crudele, cinico e in fondo falso, avemmo tutto e da questa situazione traemmo la convinzione sciagurata di avere diritto a tutto. Non ci è restato niente!

domande e risposte

Mi hanno chiesto delle risposte: le ho date. Mi andava di farlo per raccontare anche a me stesso l'avvento di una fine. Poi c'è solo il silenzio, nemmeno la riflessione, solo il silenzio di ciò che è stato. Sono stanchissimo. questo spazio muore qua, il resto se ci sarà diventerà lo specchio di un altro uomo e di un'altra vita. Niente domande. solo risposte. Tutte sbagliate. 
Sara quando mi vuoi io inizio dalla fine. Dall’ultimo bottone. Dall’unghia del piede, dall'ultima notte che abbiamo condiviso. Abbiamo parlato fino all’alba ed è stato un modo per ricordarci di vivere, un altro mezzo per fare l'amore. Per ingannarci, lo sappiamo entrambi ma per te è diverso perchè trentanni sono diversi fra noi. Se non domani dopodomani o poco più in là. Alle 6 e 30 del mattino c'è un altra dimensione da vivere:

emigrante al contrario

A meno di 10 anni d’età, molte cose sono solo un gioco o una scoperta. Di fatto a scuola io ero “un emigrante al contrario” e il mio rendimento elevato serviva soltanto ad evidenziare i nervi scoperti di un razzismo latente, di una mancanza di conoscenza di cui io mi dovetti far carico interamente. Ma avevo un alleato prezioso, il signor Oldrini, il mio maestro. L’uomo che mi insegnò, facilmente, il gusto della scoperta e del sapere e la tenerezza del dare. Non c’è più il signor Oldrini, ormai è solo un nome nascosto dentro di me; ricordarlo adesso è veramente un gesto d’amore perché lui non può ascoltarmi, non può sapere che quel ragazzino dai capelli rossi e dagli occhi chiari, quel siciliano dalla fisionomia inconsueta, chiude gli occhi e lo vede, lo sente parlare e gli sorride ancora.

Victor

Io sono uno specialissimo comune individuo immerso in un contesto dello stesso tenore che spesso però fa finta di non saperlo. Sono talmente parte di questa aurea mediocritas da pensare che i ricordi non siano omologabili come oggetti asettici senza valenza alcuna, io per esempio ne conservo alcuni fragranti (ne ho persino scritto per non farne svanire il profumo); sarà stata mia responsabilità renderli tali o essi erano per proprio conto quel patrimonio che a tutti viene concesso e di cui spesso facciamo scempio? Non va tutto bene Victor, nel mio caso non vi è una sola cosa al suo posto, tranne forse la tua improvvisa presenza qui, imprevista e piacevole ma che non basta a rasserenarmi col mondo.

una fuga

Non tutte le faccende hanno appigli che consentono almeno una parvenza di comprensione; questo libro è una fuga, ben vestita (credo) e organizzata con la logica di un maturo signore ricco d’esperienza e solitudine; le righe scritte o riscritte sono il riflesso di un concetto esistenziale che non prevede l’età ma la surclassa, ci gioca e pensa scioccamente di averla fatta fessa. Però dentro la mia vita “mentale” il concetto di errore è diverso e ha ragione chi dice che spesso amiamo le cose che apparentemente disdegniamo secondo la logica corrente; forse è solo il tentativo di nasconderle o proteggerle dai poliziotti dell’altra vita, quella in cui siamo debitori di qualcosa a qualcuno.

in pensione

Mandare in pensione l'anima dei giorni non era stata una buona idea, lo capiva adesso in quella stanza che non possedeva alcun appiglio per credere a una sequenza non meccanica dei gesti e delle parole. Il viso della ragazza gli entrò in mente improvvisamente, chissà da quanto tempo era seduto in un angolo silenzioso, i sorrisi non crescono mai senza una fede, senza un altro sorriso più intimo. Questo adesso gli galleggiava davanti e tutto il resto uscì sulla tastiera quasi in un fiato.

about 2

Ero magro come un grissino, il viso pieno di lentiggini, rossiccio di pelo e gli occhi cerulei sempre un po’ persi altrove. Cominciavo a tenere la penna in mano e non sapevo dove mi avrebbe portato. Anche oggi immagino, sogno ad occhi aperti, poi scrivo, cerco di trasportare la metafisica sul fisico della pagina bianca. Immagino infine la vostra lettura e, in mancanza di commenti, questa operazione torna ad essere metafisica. Questa è la scrittura: un volo immaginario. Questo sono io, l’immagine di un racconto non terminato.

indisponibile

Il vero dramma è che non sono disponibile a mentirmi e a mentire; devo convincermi per motivi di logica intellettuale non per comodità o per scrupolo o per altro, seduzione compresa.

le relazioni virtuali

Se mi perdo, se muto la mia identità, se mi svendo per qualsiasi motivo lo faccio, a qualsiasi obiettivo io possa tendere, sono certo che non produrrò niente di buono, niente di MIO, niente che abbia senso per me. In verità devo arrendermi all’evidenza, il mio sogno di parlare con tutti, di comunicare con tutti, di interagire con quello che era lontano mille miglia dal mio mondo senza subirne colpi pesanti, quel sogno si è ridimensionato qui in rete, nel luogo che concettualmente sembra il più adatto invece a nutrirlo. Sta diventando sempre più difficile tutto: i commenti e le teorie interpretative da cui scaturiscono sono sempre più spesso “fantasiose”. Le relazioni virtuali che nascono dalle cose che scrivo arrivano a distanze stellari dalle loro premesse! O sono false quest’ultime o c’è qualcosa di intimamente errato nelle loro dinamiche.

un tempo lontano

Un tempo ormai lontano pensavo di essere qualcuno: coltivai per anni il mio bagaglio per mantenere tale privilegio. E' una minchiata! Oltrepassata una certa soglia siamo tutti meravigliosamente diseguali e sullo stesso piano come prospettive, solo la consapevolezza di ciò fa la differenza. Si può scriverne, raccontarlo, metterci impegno...sorriderne magari, sono vivo per ora, quando morirò lo capirete e capirete il resto. Dopo purtroppo... Il web è pieno zeppo di presuntuosi perchè è l'umanità in toto a presumere, ad ergersi a giudice assoluto e non richiesto dell'altro, a ritenersi soprattutto portatore di una civiltà superiore che per divina origine può fare quel che vuole delle altre. Io non dico queste cose per dare come si suol dire, un colpo al cerchio e uno alla botte, constato semplicemente che l'uso di questo mezzo è continuamente rovinato dai nostri vizi e dalle nostre piccolezze.

alla prima stazione

Ricordare bene e con attenzione perchè il tempo trascorso è tale e tanto da sfidare le capacità della mia mente a non farsi travolgere dai miraggi e dalle illusioni. Questa stanza e questa città sono tutt'altra cosa dalla storia che voglio raccontare, sono la valle solitaria e lontana dove lascerò le mie ossa, il cimitero dove finiscono i dinosauri come me orgogliosi fino in fondo della loro inevitabile immanenza. Palermo fu altra cosa e mi bastonò per bene. Catania mi guarda impassibile, forse vuole benevolmente evitare d'uccidere un uomo morto. Comunque e dovunque io sono sempre stato invischiato in cento problemi, legato fino in fondo ai miei errori, alle mie debolezze, alle vittorie effimere colpevolmente scambiate per trionfi dorati. E finalmente capisco dove sono giunto stasera e perchè la sensazione del tempo ora ha questo sapore speciale: sono alla prima stazione dell'inventario della mia esistenza. Per qualche tempo il treno si fermerà qui, non so quando ripartirà ma in fondo non mi dispiace.

invecchio

Con grande inspiegabile malinconia, nessuno mi ha indotto a scrivere, non c’è alcuna costrizione e nessun secondo fine…pare un fatto fisiologico per me. Il desiderio o il sogno di rivelazione e scambio, liberazione e confronto, analisi e gioco, riflessione e comprensione, se un blog è questo io evidentemente posso seguire solo questa corrente. Il fatto che sia una persona esigente può essere un problema ma ho pensato spesso che se questo spazio non riesce più a correlarsi col mondo nella maniera da me voluta, è meglio che resti in una sospensione infinita in attesa di una vita che verrà. Quando le parole sono troppe bisogna riempirle di silenzio. E’ l’unica cosa che serve per capire o per provarci almeno: io mi trovo spesso “confuso” in rete, quasi smarrito davanti alla pletora di suoni e di voci. Invecchio.

un'arte

Stare male è un’arte, farsi male un surrogato. Avvertenza sui contenuti: lo stare male è contagioso. Mi guardo davanti allo specchio, nè bene nè male quindi la mediocrità assoluta. Il peggio nascosto. Migliorerò, sono sulla buona strada. Vorrei sinceramente raggiungere un accordo con me stesso, lo leggo ogni volta che scorro le vostre pagine…e mi sorprendo. Poi mi dico che è solo un’illusione, la vostra come la mia, un sogno proibito e svanito nei fumi dell’ennesima estate che avanza.

in via di estinzione

Che cosa c’entra questo Enzo con quello che studiava al liceo di Milano? Con quello del movimento studentesco degli anni 70? Con il ragazzo innamorato di Tiziana? E’ lo stesso che si perse per Giuseppina a Trapani o che ancora si immedesima per Giulia? No, non c’entrano niente l’uno con l’altro. Non è lo stesso uomo che da tempo scrive qui, su un blog, quell’altro usava carta e penna, aveva pochi amici e tanti sogni. Si sono ristretti gli uni e gli altri; l’unica cosa che si è dilatata è la sua verve polemica, la capacità di incazzarsi, la noia profonda e l’insofferenza per la cultura a comando e i discorsi di convenienza e fumosi. Mi pare perfetto per un blogger in via di estinzione.

alla Scala

Andiamo con ordine, col mio ritmo evidentemente. Il primo incontro con la musica riguarda l’infanzia e il teatro alla Scala: il primo pensiero che in qualche modo costeggiava l’amore fu dedicato ad un giovane primo violino dell’orchestra che suonava il secondo concerto per violino e orchestra di Brahms.

solitudine in sala

La solitudine resta com’è, scritta o cantata non perde l’abito che le è proprio. Lei sta lì entra e esce da questo spazio o da altri: mi possiede. Certe volte penso che era già accanto a me quella sera di febbraio quando mi sedetti in sala e le luci del grande teatro pian piano di abbassarono per lasciare spazio all’orchestra.

macigni

Tutti quelli della mia generazione sono diventati dei macigni, i migliori delle pietre rotolanti e come tali destinati a schiantarsi giù in fondo; rotolando abbiamo attraversato quasi tutto l’attraversabile e di fatto ci siamo allontanati da ogni cosa. Lo dico e la cosa finisce lì perché non ho niente da insegnare e francamente non mi pongo più il problema della consistenza del mio macigno ruvido. Voi vedete spiragli? Io vedo spazi immensi e spesso vuoti di idee e di musica. Mi accendo una sigaretta e non mi domando più dove ho posato il mio fardello. È probabilmente a causa di ciò che sono insopportabile ma in fondo basta rispedire la sensazione al mittente con la tassa a suo carico.

un grande peccatore

Sapere e aver saputo, leggere e aver letto e poi studiato e aver viaggiato senza ipocrite paure fra le opposte ideologie di questo mondo che ci è stato donato. Ho capito da molto tempo ormai che ne facciamo scempio, ho inteso che anch’io col mio rigore e la mia cultura resto un grande peccatore, con maggiori colpe di altri che almeno non sanno e mai hanno saputo. Avrei bisogno del silenzio di un monastero, dello specchio onesto della mia anima senza altri intermediari che la mia coscienza: e invece sono qui davanti ad uno schermo che, aperto, mi butta in faccia il mondo.

questa domenica

Questa domenica scivola via nel ricordo di una serata con un po’ di sano Jazz e una cenetta parca con un paio di amici. Scivola per entrare nella sera che precede un altro giorno usato senza avere il tempo di baciarlo e stringerlo stretto. Scivola con me: guardo il golfo e molte cose diventano inutili, molte persone vuote. La mia vita passata. Per vivere con un minimo di serenità e per continuare ad aprire la porta di questa casa devo scordarmi della gran parte di voi, esattamente quello che sto facendo in queste settimane. E’ un forzatura terribile ma, senza, dovrei cinguettare allegramente convenevoli talmente ipocriti da essere inascoltabili.

una vita diversa

Se alzo la testa verso il cielo di fine estate non vedo stelle, troppe luci artificiali, troppe distrazioni. Ho un disperato bisogno d'onestà intellettuale perché l'ho sempre saputo o perlomeno percepito che, assieme a questa vita cruda, reale, con i suoi contorni netti e indiscutibili, c'è un'altra esistenza. Una vita diversa, trasversale, che emerge all'improvviso dentro i miei giorni per poi immergersi nuovamente nell'indefinito, nel probabile mai sicuro. Una sospensione capace d'assumere qualsiasi forma, in qualsiasi momento oppure non assumerla mai.

arrendersi mai

Non mi sono arreso ma questo non elimina la mia sconfitta nell’altra vita, là dove tra i 18, i 38 o i 60 la differenza esiste ed è palese. Cerco di vivere questa e quella, anzi ho provato talvolta a essere poligamo e farle risiedere entrambe le età vicino al cuore. Non ci sono riuscito, le due signore sono litigiose e incompatibili l’una all’altra, non ho alternative a questa dicotomia.

qui solo per me

Niente è prevedibile, niente è sicuro. Non ho più prospettive virtuali, non ho la vostra educazione, non possiedo il vostro stile e non pretendo di imporre il mio. Ho solo questo luogo e non riesco ad immaginarne il destino: strano per uno come me che conosce bene la storia e ne ha scritte tante. Volevo scrivere un profilo personale ma non mi esce niente di meglio di questo: in fondo siamo tutti degli anonimi particolari in questo mondo virtuale. Diciamo di noi ma manca lo sguardo, l’occhiata, il ritmo del passo e il suono della voce. Qui scrivo solo per me, per lasciare un segno alle spalle dei miei giorni: sembra un vezzo ma è una necessità. Scrivo per liberare la vita che mi porto dentro, tutto il resto viene dopo, ma che ci siate voi in sala è una coscienza che possiedo dal primo momento in cui ho battuto sulla tastiera di un computer.

15 ottobre

Dei giorni prima del 15 ottobre 1960 non possiedo che ricordi sfilacciati, vaghezze con alcuni lampi fortissimi in mezzo ad una nebbia senza confini. Il fortissimo trauma cranico di quel pomeriggio lontano giocando con i ragazzini in un oratorio del centro, si è portato via tutto o quasi. La mia vita ricomincia il giorno dopo in una corsia d’ospedale: apro gli occhi e sento di avere la testa fasciata e di percepire un ronzio diffuso, il viso di mio padre e mia madre è la terra promessa. Prima viveva un altro Enzo ma se n’è andato giocando in un cortile di Milano: di quel bambino mi son rimaste alcune cose isolate: la gioia per alcuni palloncini in via Dante a Milano, il colore del vecchio mobile nella casa della nonna nell’antico paese siciliano, l’odore penetrante di stallatico del carretto su cui in estate attraversai la Val di Mazara… Il senso del mare una mattina quando scoprii le orme dei gabbiani sulla spiaggia e il sole era già alto. Il rumore del vento dolce dall’Africa fra le colonne doriche. Quell’Enzo non ha altra memoria di sé.

spiegazioni

Mia madre conservava i temi che facevo: li metteva in una cartelletta verde che nascondeva gelosamente. Le chiesi un giorno perchè lo facesse e mi rispose: “ Perchè ciò che si scrive è una persona, è il suo spirito”, poi mi baciò e tanto mi bastò. Per lungo tempo. Fu Tiziana dai capelli rossi a spiegarmi la differenza… e la sua spiegazione mi parve molto diversa da quella di mia madre e mi piacque di più. Oggi so che erano la medesima cosa…

l'uomo che scrive stasera

Non esistono vere novità oltre il limite temporale dell’adolescenza, soltanto versioni rivedute e corrette di affermazioni sbilenche che non riescono più a trovare un senso e lo cercano convulsamente… sino allo sfinimento. Il sud e i suoi magici cieli erano già dentro di me, lo erano dalla mia infanzia, ho continuato in fondo la ricerca che mi competeva e l’ho fatto in un’isola. Il mare ha cullato i miei sogni di ragazzo, li ha fatti crescere e mi ha insegnato a guardarli con feroce tenerezza. L’uomo che scrive stasera a margine di un ennesimo nuovo anno non è così diverso dal bambino che uscì secoli fa da una scuola milanese, ha soltanto meno illusioni.

a ventuno anni

Fuggire, staccare con rabbia, andare via senza bisogno di voltarsi indietro perché, dentro il cervello, il quadro è perfettamente chiaro e definito: le strade, le piazze e le abitudini che vi sono cresciute dentro, i visi e i profumi. Decisi a ventuno anni che era ora di cambiare; è incredibile la facilità dolorosa e animalesca con la quale a quell’età si ritiene di poter costruire il mondo.

una grande illusione

Ridiscendere la penisola con un obiettivo diverso da quello del turista di lungo corso fu la nuova affascinante avventura che mi si parava davanti: un nuovo mondo e altre possibilità esistenziali, soprattutto l’occasione di non ripetere gli errori già fatti e non ripercorrere sentieri senza sbocco. Un’altra grande illusione con cui nutrire la mente: vi sono dentro tuttora.

a quindici anni

A quindici anni pensavo di vivere nel paese più bello e vario del mondo, ne ero orgoglioso. Ma non in senso lato, in senso culturale: poi è stato naturale sentirmi siciliano in Italia, che avrei dovuto fare? Ne avevo gli strumenti perché negarlo? E’ stata una via segnata ed è giunta alla sua conclusione fisiologica, a me piace così. Con la luce di sbieco sopra e sotto il blog.

confessioni strabilianti

Alcuni mi hanno invitato ad essere più tollerante tout court e a provarci ancora; io dico ricominciamo in un altro post, ho ancora alcune confessioni strabilianti da fare e sono un uomo che nasconde la sua tenerezza per non farsi troppo male. Non posso scrivere diversamente da come scrivo, sono così: l’amore e la passione di cui parlo non sono forse anche vostri? Cosa vi destabilizza pensarlo?

tutor

Non c’è un concetto più avversato da quelli che nel ’68 avevano 16-18 anni di quello di un tutor, dello stronzo di turno che ti dice cosa e come. E non c’è stata una generazione che, invece, ne avrebbe avuto più bisogno, seduta al limitare fra mondi completamente diversi, divisi da spaccature micidiali, lontani per sempre su tutto.

Damasco

Tramortito sulla via di Damasco ho seguito per molte settimane gli aquiloni del mio pensiero: colorati e bellissimi mi hanno ingannato sui molti aspetti della mia personalità, poi si sono sostituiti ad essa e mi hanno regalato l’assenza. Un blog può essere molte cose, mi domando quante riesca a contenerne. Siamo già un po’ più in là o sono io ad avere le allucinazioni. Ho voglia di ripercorrere le strade che sembrano le solite, di sentire scorrere via le vostre parole. Quando l’assenza si ripresenterà sarò più pronto, o la fine o la guarigione.

about n. 1

Sono figlio della borghesia colta palermitana, cresciuto a pane e letteratura, ad urla e silenzi, a scirocco e nebbie lombarde, a Mozart e beat generation: per lungo tempo ho creduto che fosse possibile vivere tutte queste sinapsi senza strappare la tela della mia vita. E’ una menzogna.

viale della libertà

Viale della Libertà è attraversato da una brezza leggera, gli alberi sono ancora spogli. Fosse per me sarei rimasto qui a far finta di aspettare la conclusione di un amore: sarei invecchiato con alcuni fogli di carta e una penna in mano. Avrei scritto lì sopra la gioia leggera e vanesia che mi dà essere vivo da queste parti.

Cesare in agguato

Mia madre non voleva e probabilmente aveva ragione ma a casa entravano mediamente una decina di libri al mese che si andavano a aggiungere ai molti già presenti nella grande libreria di noce che campeggiava in salotto. All’età di dieci anni avevo a disposizione un gran numero di testi: favole, romanzi d’avventura per ragazzi ed altro ancora. Che bisogno c’era di dedicarsi alla letteratura più adulta? Nessuna ma era esattamente quella che mi attirava, in fondo il senso del proibito è una molla fortissima per avventurarsi verso l’ignoto. Così riuscii appena lasciata la fanciullezza ad agguantare testi che non erano esattamente digeribili per un ragazzino di dodici anni: Svevo, Pirandello, Leopardi, Levi, Lampedusa, Deledda, Serao ed altri ancora. Facevano tutti a pugni con i fumetti dei miei coetanei, in realtà parlarne mi escludeva da quei consorzi umani, se volevo entrarci era meglio aggiornarmi su Tex Willer, Diabolik e cose simili. Mi aggiornai. Però alcuni testi sfuggivano alla mia ricerca personale, di giorno prima di pranzo li intravedevo su un ripiano e un’ora dopo non c’erano più e sapevo bene che chiederne conto sarebbe stato peggio; a me dovevano bastare il diario di Anna Frank oppure il Calvino del Barone rampante, il Copperfield di Dickens o il Taras Bulba di Gogol. Dostoieski era lontano, Poe molto più vicino e Cervantes francamente poco comunicativo per me. Erano gli anni dei primi pruriti, dei Playboy nascosti in cantina, dei profumi delle ragazze e di certe vertigini incontrollabili; Cesare era in agguato

1965 - Pavese

Nel 1965 il primo anno di liceo mi schiuse orizzonti nuovi e vertigini ancora più inquietanti: la consuetudine con certa letteratura mi aiutò molto a non affogare del tutto dentro le ideologie, dentro una violenza e una voglia di contrapporsi micidiale. Ero un sognatore acceso e nulla sapevo dei sogni. A Tiziana parlavo del sud in Piazza Duomo, lei mi rispondeva ma io guardavo le sue cosce sperando che non se ne accorgesse. Guardavo il futuro senza saperlo, immaginavo una costruzione perenne, una solidarietà di intenti che avrebbe obbligatoriamente condotto a un nuovo mondo e a una nuova umanità, fermo restando il fascino imprescindibile delle ragazze. Poi un pomeriggio di novembre in una città inghiottita dalla nebbia, dietro un buon numero di libri di Croce, mentre pensavo di trovare il modo di incontrare lei in altro modo eccitandomi più del dovuto, mi trovai tra le mani “ Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”. 
Non saprei ancora dire se fosse quello il momento adatto per incontrare Cesare Pavese ammesso che ce ne sia uno adeguato, l’unica cosa che so è che lo rilessi più volte sussurrandolo. Non scesi muto nel gorgo, la giovinezza era più forte ma guardare dal ciglio di quell’abisso fu un’esperienza indimenticabile che negli anni è tornata più volte a ricordarmi la fine dentro qualsiasi inizio. Capii anni dopo perché mia madre mi tenne lontano il più a lungo possibile da quel contesto e provare poi a usare altri testi, in quegli anni di rivoluzione permanente, a usare la Casa in collina e il Mestiere di vivere non servì ad allontanare il presagio di un amore impossibile, l’unico che alla fine mi è appartenuto. Oggi se rileggo quei versi sono asciutto, oggi posso anche farli miei, oggi la poesia non mi distrugge la vita ma nemmeno mi aiuta: Cesare si suicidò io vivrò finchè è possibile, sono passati troppi anni da quell’agosto del 1950 ma che il desiderio di Costance possa aver causato una simile terribile meraviglia è una sorpresa che mi attraversa ancora da quel novembre dei miei primi quindici anni.

il mio mare

E’ al mare che ho conosciuto che devo la mia vita, al suo scintillio dorato lungo la spiaggia di Vendicari, alla sua eco nel solitario e ventoso arco di sabbia di Capo isola delle Correnti che devo il mio senso del tempo che mal si adatta ai ritmi sciocchi di quest’altra vita. Quel mare, il mare della mia terra non somiglia in nulla ai succedanei che vedo dappertutto attorno a me: stona in modo terribile con ciò che il mare (anche quello siciliano) è diventato. Non riesco sulle spiagge con migliaia di ombrelloni in fila a leggere la metafisica della terra che abito e, senza di essa, io sono nulla, non esisto. E non scrivo.

una vita fortunata

Per certi versi ho avuto una vita fortunata, in giro per questa penisola negli anni migliori, quelli in cui ti costruisci come persona. Viaggiavo, mi fermavo e ascoltavo. Io ascoltavo, i dialetti e i suoni, il rumore che facevano i pioppi mossi dal vento lungo il canal Villoresi, quello del mare sulle scogliere di Quarto, il silenzio sospeso dei latifondi in provincia di Caltanissetta. Per certi versi non potevo essere più sventurato: la cultura unita alla curiosità, l’analisi, la sintassi linguistica, il sapere “dentro” e non per slogans non aiutano sempre a vivere, certe volte ti uccidono, garbatamente però. Ma l’isola non è un luogo soltanto “sfavorito”: anche ai tempi di Omero essa era una perfetta metafora dell’esistenza umana, il luogo ideale per costruire una narrazione o una magia.

nuotare annegare

Annego mentre nuoto verso questo orizzonte sempre uguale: vorrei dire che sono stanco ma non è vero, sono confuso. E continuo a nuotare, annegare è una variante, un diversivo utile a sentire l’acqua. Ciao diario virtuale sono stato pieno di addii, adesso basta.

senza copyright

Io non ho il copyright legale del mio spirito, non ho nulla da dirvi, nulla da raccontarvi in senso assoluto e aprioristico. Voglio solo stare davanti alla mia vita, colloquiare con me stesso e pochi altri, non dover temere equivoci sintattici, non aver bisogno di spiegazioni continue.

nato più a sud

Sinceramente non avevo mai attribuito alcun particolare valore, in positivo o in negativo, al fatto di essere nato più a sud o più a nord di qualcun altro. A casa mi avevano insegnato a ritenermi fortunato di essere nato italiano; per conto mio ci aggiungevo il fatto di essere nato a mare, di vederlo spesso e quindi di essere doppiamente favorito. Ma ero ugualmente un terrone. Non avevo messo nel giusto conto questo aspetto del problema, non avevo riflettuto sul serio sulla componente “sociale” e di condivisione che gli umani usano fra loro; poco alla volta mi sono reso conto che limavo, smussavo, persino non dicevo in certi casi, quando io ero da tutt’altra parte e di tutt’altra idea. Tanto disponibile ad ascoltare e così poco fermo nel farmi ascoltare.

questa notte

C’è una linea sottile che divide il sogno, l’immaginazione dalla realtà; questa notte silenziosa e tiepida me la fa sembrare nuovamente accessibile. Quella linea l’ho attraversata molte volte nei miei anni, tante da confondere i confini delle diverse percezioni. Ma questa notte davanti allo Ionio pieno di sussurri voglio gettare la mia vita oltre il rimbalzo continuo tra ciò che è e ciò che sarebbe stato; una parte di me resterà qui, lo so, a far da specchietto per le allodole…l’altra voglio dividerla con chiunque passi da queste parti e abbia un sorriso per l’eternità.

appartenenza

Ho cambiato spesso i luoghi dove vivere, ho provato a diventare cittadino del mondo, di questa piccola parte di mondo che mi è toccata in sorte, ma non sono un uomo adatto per tutte le stagioni. E’ stata una forzatura: appartengo ad una sola città, anzi ad una parte di essa e le stagioni, una volta passate, si possono ricordare senza impegno eccessivo non rivivere.

cammino segnato

I testi, tutti i miei testi, sono una parte della mia vita, quella che sono riuscito a scrivere perchè scrivo da sempre, sui quaderni con copertina nera degli anni 50 delle mie elementari (quaderni che mia madre, la mia incredibile e amatissima madre conserva ancora) o sulle agendine da novello Hemingway degli anni che sono seguiti. Francamente credo che il cammino sia segnato e in fondo non mi dispiace, scrivo e mi incazzo mille volte al giorno, ho un nodo qui dentro che si scioglie solo così compulsivamente per un breve istante davanti alla fila ordinata di questi segni neri su fondo bianco.

solo questo

Comunque e dovunque io sono sempre stato invischiato in cento problemi , legato fino in fondo ai miei errori , alle mie debolezze , alle vittorie effimere colpevolmente scambiate per trionfi dorati. Questo pensiero mi dà una leggera vertigine: come le scatole cinesi un’idea ne apre subito un’altra e un’altra ancora… Di prime e d’ultime volte ce ne sono state troppe nella mia vita: alla fine le une e le altre si sono eliminate a vicenda. E’ rimasto solo quest’uomo che osserva il tramonto dal balcone con la camicia sporca e le mani imbrattate, solo questo.

latifondi

Mi chiedo in questi giorni cosa ho da offrire. Quello che scrivo? Quello che penso? Quello che non dico ma si intuisce? La mia meditata confusione? Il mio stato generazionale sui generis? NON HO FINITO, VORREI NON FINISSE MAI. Finirà! Gli spazi che cerco hanno un timbro inconfondibile: mi attraversano e ricompongono le mie fibre ad un nuovo avvenire. Sono i latifondi dell’anima.

l'assioma della gnocca

Mi è capitato certe volte di essere messo da parte perché non fornito di decolletè adeguato e coscia ben tornita: quindi anch’io come masculu mi ritengo discriminato e danneggiato dall’assioma della gnocca.

antipatico e distaccato

Non chiedo adulazioni, il carattere secco non mi lascia il tempo e l’uzzo di cercare consensi: amo le donne e gli uomini che non si fanno declinare ma declinano, sul contenuto del nostro discutere affronto qualsiasi tema senza buonismi e gigionerie e non mi contento di poco. Sono antipatico e distaccato da sempre, il blog era finora l’unico luogo in cui mi lasciassi andare, l’unica frivolezza che potessi accettare sul mio smoking da sera. Da quando ho capito che esistono ancora esseri che invocano l’eugenetica anagrafica vorrei essere ancora più vecchio e spinoso. Mi sto attrezzando.

super io

Esistono super io scolpiti nel granito, di facile identificazione e di impossibile mercificazione: credo che debbano essere rivalutati! Non sto parlando di me naturalmente però non è poi male talvolta porsi nettamente in questo mondo di mediocri che resterebbero anonimi anche proclamando a gran voce le proprie generalità; lasciamo quindi che le morali lasche sguazzino più in basso, che si travestano in giacca e cravatta o con tailleur di lusso… l’eleganza e il portamento sono altra cosa. Spiegarlo è inutile.

prendere o lasciare

Ho compiuto alcune scelte, a parte quelle palesemente sciocche altre cominciano a delinearsi come corrette…come le UNICHE possibili, le uniche calate a conseguenza di un modo di essere. Resta quindi il giudizio finale: assolversi per stupida arroganza, per mediocre pietismo o riconoscersi per quello che si è sempre stati? Ammettere il proprio divenire, studiarne le discordanze che, un tempo furiose, oggi si incasellano nella loro esatta posizione: una presenza che non ha bisogno di alcuna specificazione…un dato di fatto senza nemmeno l’opzione del “prendere o lasciare”?

il riflesso sulla vetrina

Ho visto girare il sole sul cortile della mia vita e non mi è piaciuto: ma la luce di questo tramonto placido riesce ancora ad inebriarmi Una vera cittadinanza però non riesco a trovarla o, forse, non mi basta questa isolana. I siciliani stanno aggrappati orgogliosamente alle loro coste ma guardano fuori in un impossibile desiderio di comunione. Oggi mi deve bastare il mio riflesso sulla vetrina del negozio in via Libertà: a lui confesso la mia incredulità, li ho compiuti davvero! E’ bastato distrarsi un attimo, una piccola svista e l’anno in più è già qui…e io non sono preparato. Non lo sono stato mai.

credeva

Credeva di averne di più, a dir la verità non lo aveva mai considerato: il suo tempo nel tempo che viveva giorno dopo giorno. Pur avendolo riempito di un'infinità di cose inutili e lunghe, anche sacrificandolo ad una quantità di altri tempi diversi per fogge e prospettive, pensava di averne davanti ancora una misura praticamente infinita.

lunedì, ottobre 07, 2024

bacheca esistenziale

La scrittura prevede uno scatto in più, una fede e una volontà diversa. Sui blog è facile dissolversi dentro la corrente di scritture assolutamente simili, di parole che hanno perso l’anima originaria pur conservando un bell’abito esterno. In questi casi il blog lo si tiene così sospeso come una fiammella che si agita piano e in silenzio, io non so immaginarne il futuro. La mia bacheca esistenziale è qui la vedete, non chiedetemi perché vi scrivo sopra o per chi: voi forse lo sapete? Quanto sappiamo di noi? Quanto veramente riusciamo a scrivere di noi? Dove si è fermata la nostra vita l’ultima volta e ci ha dato l’opportunità di inchiodarla sulla pagina?

ipertrofico

Io mi conosco, so dove arrivo e dove mi blocco, conosco perfettamente le ragioni delle mie sconfitte, per questo ho ipertrofizzato le mie capacità di sogno e immaginazione: è una chance in più, un extra con cui allungo la mia vita. E’ il mio modo di scrivere asimmetrico dal mio modo di vivere.

molti forse troppi

In tutti questi anni ho aperto una decina di Blog, uno per ogni faccia del mia personalità, il risultato finale è stata la mia scomparsa come blogger, l’annullamento di ogni traccia e di ogni possibile riferimento. Non si può essere accettati se non ci si accetta, non esiste un luogo dove poter posare i propri umori più intimi se non nel segreto della propria coscienza: Il contatto con il diverso da noi ci cambia, il timore di non essere accettati ci spinge a continui aggiustamenti. Quello che ho scritto in più di 10 anni doveva spargersi in un gran numero di volti fittizi per poter essere accettato, questo è quel che ho creduto finora e così l’imprimatur di libertà ed espressività di un blog me lo sono negato fino ad oggi, consegnando ad improbabili testimoni il senso vero e UNITARIO di ciò che scrivo e sono. Non ho mai fatto poca fatica a realizzare, seppur in termini elementari, uno spazio che finalmente mi somigliasse.

leggete

Dovete leggere giovani blogger, qui o meglio altrove (anche sull'ormai desueto cartaceo) dovete leggere. Non è detto che sia lì la vostra salvezza, la gangrena montante di cui quelli della mia età sentono il puzzo più di voi per un semplice fatto di anagrafe non è certo che vi risparmierà per il fatto di aver letto. Ma creperete più dignitosamente e non è cosa da poco. Leggendo imparerete cosa siete, come ci siete arrivati e cosa vi aspetta; amerete l'eleganza naturale, fisiologica direi, della trasmissione scritta del pensiero perchè non sempre funziona all'inverso, non sempre ad una parola detta corrisponde un retro pensiero, anche il web è strapieno di inutili zucche vuote! 
Dovete leggere se volete amare da esseri umani maschietti dalla virilità incipiente e pulsante e fanciulle su cui posare il desiderio nascosto di essere eterni attraverso le vostre vagine. Dovete leggere, dovreste farlo e invece non lo fate! Aggiungo che dovreste leggere FUORI dai vostri limiti territoriali, sociali e ideologici. Se siete di sinistra avete l'obbligo di leggere anzitutto a destra, se siete del nord di leggere al sud, se siete atei di leggere della fede e del misticismo. Non c'è verso, non avrete scampo, nè qui sul web nè fuori nella vita reale. Io scrivo del sud perchè da 40 anni leggo il nord e molti miei conterranei lo fanno, non siate pirloni orsù e prima di godervi Piazza Duomo assorbitevi Piazza del Plebiscito. Leggete invece di usare le vostre meningi in sterili e chiassose diatribe squisitamente ideologiche, leggete fuori dagli schemi (gli stessi che vi/ci hanno completamente seppellito). Il post è dedicato a quelli che vogliono andare via perchè " L'Italia è diventato un luogo inabitabile" e lo dicono ogni giorno sui nuovi totem della letteratura sociovirtuale, Twitter, FB e blog. LEGGETE... e invecchiate con misura.