mercoledì, giugno 14, 2023

LAVORO FINITO

Io sono Enzo, Enzo Rasi. Dentro il mio nick c'è il mio vero nome, dentro quello che scrivo la mia anima e voi l'avete spesso ignorata. Forse lo avete fatto semplicemente perchè io non rispondo ai vostri canoni e sono inadeguato alla tendenza virtuale del periodo. Ebbene sì sono inadeguato e digerisco male i compromessi, eppure ne ho dovuti fare molti anch'io. Adesso però questa storia è finita, io scrivevo così, ora ho smesso, non mi interessa più, non nel senso che vedo interessa a molti di voi; mi interessavano altre cose e non le ho trovate. Ero un solitario, sono rimasto tale. Io sono dentro le cose che scrivo perchè esse sono sincere, raccontano la mia vita e i mei sogni ma quasi nessuno di voi in dieci anni ha mai commentato sull'argomento proposto, mi dispiace dirvelo ma è un difetto trasversale e copre sia lo zotico grezzo che il saccente intellettuale del web. Ero entrato in rete solo per liberare il mio mondo di scrittura, era la mia unica oasi, Adesso può vivere solo così. I post frammentati sono tutti qui dopo questo, se ne avete voglia li potete leggere. Questo è un addio.

533 - G

Fu una stagione breve

Ne restano tracce sparse

Solo perché la spinta era talmente

Intensa

Da non lasciare scampo

O tregua.

L’adolescenza durò una breve eternità

Piena di promesse sottointese

Di bugie golose

Di onnipotenze mirabolanti.

La giovinezza non ebbe tempo

Si sciolse sotto il sole degli inganni

Ma io ti guardo ancora

Inutilmente G.

Nel guardarti la stagione si ferma

Per farmi male

Nuovamente come allora

Come sempre.

E non mi basta mai

 

 

530 - A MARGINE

A margine

Sto qui sul confine tra lettura e comprensione

privata.

Non è detto che la visione dal margine sia

meno profonda.

Da dove viene la musica sottile che hai lasciato

sull’uscio della tua scrittura?

L’immagine , la stanza

la tenda,

la vita

non sono lì per caso.

Non traduci

non traduco

i margini son fatti per

sfiorarsi,

gli alfabeti sono andati altrove

qui solo emozioni.

 

520 - DI SERA

E' quando la luce vacilla

e va via che arrivano gli altri colori.

Tornano a grumi i ricordi

come collane delle altre vite

che io ho finto di dimenticare.

Si riflettono in questa,

danzano sui miei capelli,

mi trascinano, timido, in un ballo

pubblico sotto gli occhi di spettatori

diversamente interessati.

A volte rovescio il capo all'indietro

e mi concedo.

Allora è bellissimo,

i cieli, le strade, le stagioni,

i visi e le parole, mi sfondano

il cuore

senza farmi male.

Allora io sono vero, senza luci di scena

falsi eroismi, concrete paure.

Sono quel che mia madre ama e teme io sia:

un lucido errore che riconosce se stesso.

Aspetto che gli astri terminino

il loro ciclo, domattina non potrò dire di aver sognato

non riesco mai a dividere esattamente

i sogni dalla realtà,

l'oggi da ieri,

i miei occhi stanchi dai miei piedi

di bambino.

E' di sera che il quadro si compone

ed io che sono malato

alzo il viso verso l'eco delle mie ombre

in direzione del mio respiro lontano.

514 - ALI

Schiudo le ali ogni notte 
come riassorbito dalle eventualità 
e pieno di vuoti, ascolto l'infinito arrivare. 
Ho sempre un sogno in serbo per non morire.

giovedì, giugno 08, 2023

MAIORANA

Avevo un voto bassissimo in matematica a scuola ed uno altissimo in italiano. Ho trascorso tutta la vita ad inseguire i numeri di cui ero perdutamente innamorato. 
 “Al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fan del loro meglio ma non vanno molto lontano. C’è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni, come Galilei e Newton. Ebbene, Ettore Majorana era uno di questi” – E. Fermi

JOAN -

Faccio la guardia a quelli che, infreddoliti, entrano in sala per fare in fretta colazione: escono dalla nebbia esterna per infilarsi dentro questa fatta di sigarette e cappuccini caldi. Controllo la mensa, non esiste cosa più stupida al mondo, non esiste attualmente uomo più stupido di me. Il freddo ha cristallizzato per sbaglio questo mondo di brina e case di pianura, ne avevo un ricordo ancora vivo ma ero andato lontano, a sud, alle mie radici; questo gelo mi impone coscienze diverse, sogni diversi, vite diverse. Controllo da ufficiale la mensa di questa caserma prima che tra un quarto d’ora suoni l’adunata e si alzi la bandiera, il mio spirito vola bassissimo. Non ci sono colori, non c’è un futuro visibile dentro questo inverno, nulla che rompa l’assedio dell’indifferenza di vivere. Io in fondo non sono nulla e mi confonderò tra poco nella nebbia uscendo sul selciato esterno.