mercoledì, giugno 14, 2023
LAVORO FINITO
533 - G
Fu una stagione breve
Ne restano tracce sparse
Solo perché la spinta era talmente
Intensa
Da non lasciare scampo
O tregua.
L’adolescenza durò una breve eternità
Piena di promesse sottointese
Di bugie golose
Di onnipotenze mirabolanti.
La giovinezza non ebbe tempo
Si sciolse sotto il sole degli inganni
Ma io ti guardo ancora
Inutilmente G.
Nel guardarti la stagione si ferma
Per farmi male
Nuovamente come allora
Come sempre.
E non mi basta mai
530 - A MARGINE
A margine
Sto
qui sul confine tra lettura e comprensione
privata.
Non
è detto che la visione dal margine sia
meno
profonda.
Da
dove viene la musica sottile che hai lasciato
sull’uscio
della tua scrittura?
L’immagine
, la stanza
la
tenda,
la
vita
non
sono lì per caso.
Non
traduci
non
traduco
i
margini son fatti per
sfiorarsi,
gli
alfabeti sono andati altrove
qui
solo emozioni.
520 - DI SERA
E' quando la luce vacilla
e
va via che arrivano gli altri colori.
Tornano
a grumi i ricordi
come
collane delle altre vite
che
io ho finto di dimenticare.
Si
riflettono in questa,
danzano
sui miei capelli,
mi
trascinano, timido, in un ballo
pubblico
sotto gli occhi di spettatori
diversamente
interessati.
A
volte rovescio il capo all'indietro
e
mi concedo.
Allora
è bellissimo,
i
cieli, le strade, le stagioni,
i
visi e le parole, mi sfondano
il
cuore
senza
farmi male.
Allora
io sono vero, senza luci di scena
falsi
eroismi, concrete paure.
Sono
quel che mia madre ama e teme io sia:
un
lucido errore che riconosce se stesso.
Aspetto
che gli astri terminino
il
loro ciclo, domattina non potrò dire di aver sognato
non
riesco mai a dividere esattamente
i
sogni dalla realtà,
l'oggi
da ieri,
i
miei occhi stanchi dai miei piedi
di
bambino.
E'
di sera che il quadro si compone
ed
io che sono malato
alzo
il viso verso l'eco delle mie ombre
in
direzione del mio respiro lontano.